Il percorso condiviso di Mosai.co e Santoro: dagli esperimenti di “Rai per una notte” e “Tutti in piedi” fino all’app di Servizio Pubblico

Abbiamo ripercorso le tappe di un tragitto iniziato nel marzo del 2010: dallo streaming dei due eventi di Bologna, al primo vero segnale di come internet potesse sostituire la televisione tradizionale. Fino al nuovo progetto di un giornale in app

24/02/2023 di Redazione Giornalettismo

Un viaggio durato 13 lunghi anni. Partendo dal PalaDozza di Bologna, passando per il parco di Villa Angeletti (sempre nel capoluogo dell’Emilia-Romagna) e arrivando fino al mondo digitale attraverso l’app di Servizio Pubblico. Un percorso condiviso, in cui le strade di Mosai.co e Michele Santoro si sono incrociate e intrecciate per produrre contenuti che hanno fatto la storia dell’informazione in Italia. Prima “Rai per una notte“, poi “Tutti in Piedi“. Due format – mono-puntata – innovativi, nati dall’esigenza di scardinare il mondo del giornalismo da quei vincoli presenti all’interno della televisione pubblica. Un tempo, dunque, era il mezzo televisivo il punto focale di tutto.

LEGGI ANCHE > Michele Santoro: «Continuerò a fare quello che gli altri giornali non fanno» | ESCLUSIVA

Dal 2010 al 2023. Oggi il presente e il futuro hanno dinamiche differenti, con il digitale sempre più protagonista delle vite quotidiane delle persone in carne e ossa. Strumenti a portata di mano che, però, sono sempre stati vincolati a quelle logiche algoritmiche decise dalle aziende Big Tech e che hanno provocato il decadimento della qualità del giornalismo.

App Servizio Pubblico, il percorso di Mosai.co e Michele Santoro

Dunque, ecco che Mosai.co e Michele Santoro hanno deciso di avviare questo nuovo progetto, con l’app Servizio Pubblico disponibile sia per iOS che per Android. Anzi, solo per questi due sistemi operativi che operano esclusivamente sul mobile, proprio per essere digitalmente indipendenti dagli algoritmi. Non un punto di arrivo, ma un nuovo punto di partenza che vede al centro la figura di uno dei decani del mondo del giornalismo e Mosai.co, la prima società italiana di consulenza e service ad alta tecnologia, sicura e affidabile.

Rai per una notte

Tutto è partito dallo streaming. Da quel 25 marzo del 2010 (che sembra ormai lontanissimo – per via dell’evoluzione digitale e tecnologica – nel tempo) in cui Mosai.co lavorò al fianco di Michele Santoro e del suo team per trasmettere Rai per una notte direttamente dal PalaDozza di Bologna. Quello fu il primo segnale di come il mondo di Internet stesse diventando più influente di quello televisivo. Un evento epocale, un’idea rivoluzionaria che rappresentò il più grande evento in streaming d’Europa, collegando grandi broadcast, televisioni private e i siti di informazione che per la prima volta si affacciavano dinanzi al mondo della trasmissione di un evento attraverso la rete.

Potremmo dire, dunque, che il 25 marzo di 13 anni fa è una data che ha cambiato il corso della storia: ha dato vita alle potenzialità ancora inespresse di internet che, lentamente, si apprestava ad assumere un ruolo di primo piano rispetto al mezzo televisivo.

Le nuove tecnologie gestite da Mosai.co per dare vita a questa lunga collaborazione con Michele Santoro che, proprio in quegli anni, aveva visto i talk show politici sospesi (tra cui il suo “Annozero“) dalla televisione pubblica. Una reazione, una risposta di successo che ha portato moltissime persone a scoprire un nuovo modo di trasmettere e vedere un contenuto, al di fuori del mezzo televisivo che – fino a quel momento – sembrava essere l’unico modo per diventare spettatori.

E, invece, questa collaborazione ha permesso a tantissime persone di partecipare. Perché a Raiperunanotte si collegarono moltissime emittenti al di fuori della Rai: SkyTg24, Current TV, YouDem, Red TV, Repubblica Radio TV, T-Sat, È TV, Telenova, Antenna Sud, RTV38, Telelombardia, Antenna Tre Nordest, TVR Voxson, Teleregione Toscana, Umbria TV, Telecapri e TV Centro Marche.

Ma lo streaming di Mosai.co fu trasmesso in diretta anche all’interno dei portali dei grandi player dell’informazione italiana che, in quegli anni, si stavano approcciando alle novità offerte dal web: da Repubblica.it al Corriere.it, passando per i siti di La7 e de Il Fatto Quotidiano.

Signori entra il lavoro. Tutti in piedi

Sulla stessa linea di pensiero, nel giugno dell’anno dopo, è stato realizzato il secondo grande evento che ha visto la strade di Mosai.co e di Michele Santoro incrociarsi (anche se questo tragitto non si era mai interrotto). Sempre da Bologna, questa volta dal palco del parco di Villa Angeletti in occasione dei 110 anni della FIOM, è andato in scena “Signori entra il lavoro. Tutti in Piedi!”, meglio conosciuto come “Tutti in Piedi!“. Il lavoro era al centro dell’evento trasmesso in streaming, condotto proprio da Santoro insieme a Serena Dandini e Vauro. Milioni di spettatori hanno assistito a quella serata che ha ricalcato, per modalità, il successo dell’anno precedente, di quel “Rai per una notte” che ha segnato il passo: lo streaming via web (oltre alle riprese da parte di tv private e locali) ha superato di gran lunga gli ascolti dei classici e più vincolati talk show trasmessi dalla televisione pubblica. Non è un caso che, infatti, Michele Santoro nella sua intervista in esclusiva a Giornalettismo per raccontare la nascita dell’app Servizio Pubblico ha voluto ricordare proprio quelle serate in cui le intuizioni sono diventare realtà:

«Le ho realizzate insieme a quelle persone che sono miei partner in questa avventura. Rai per una notte, Tutti in piedi: sono state ribellioni al broadcasting e ai network. Erano state delle esperienze che avrebbero dovuto attrarre imprenditori coraggiosi che, invece, in Italia restano volentieri imbrigliati nelle logiche di sistema. Gattopardi, che si muovono all’ombra dei partiti e delle grandi tendenze mondiali. Abbiamo dato vita a sperimentazioni indipendenti tra le più importanti in Europa e nessuno le ha celebrate, anche se i numeri parlavano chiaro».

Successi non celebrati da altri, ma che sono stati precursori di innovazioni, tecnologie e metodologie riprese da tanti. Anzi, quasi da tutti gli attori della scena dell’informazione che lentamente è stata declinata al mondo dell’online.

Il ruolo di Snack in Servizio Pubblico

Successi del passato, del presente e del futuro (oltre che del futuribile). Tutto è arrivato grazie a una squadra che per anni ha lavorato compatta in un’unica direzione, riuscendo ad analizzare le innovazioni tecnologiche e rinnovandosi costantemente alla ricerca di quella qualità che ora si è tradotta nell’app Servizio Pubblico. Persone e professionisti che hanno condiviso quella stessa strada, come ha spiegato ai microfoni di Giornalettismo Salvatore Maiolino, CEO di Snack la società di produzione video duttile, flessibile e liquida che cerca di anticipare le ultime tendenze della comunicazione visuale: «La volontà di cercare e ricercare costantemente nuove forme ibride di comunicazione digitale. I principi a cui Snack si ispira sono quelli di fluidità, adattabilità, liquidità della comunicazione video».

E Snack eredita l’esperienza di altre iniziative molto “particolari” condotte da Michele Santoro, come “Rai per una notte” e “Tutti in piedi!” e ora ecco arrivare questa nuova avventura condivisa con l’app Servizio Pubblico. Esperienze di broadcasting che si ritrovano oggi per avviare questo nuovo progetto: «È una squadra di professionisti che lavora con Santoro da diversi anni e che permette a tutto il progetto di poggiare su basi solide. A noi permette di lavorare verso una nuova definizione di fruizione di contenuti, scardinando alcune logiche di grammatica video, favorendo un nuovo modo di scrittura. Questa avventura ci permette di sperimentare aspetti (anche tecniche) che in altri contesti più formali, più bloccati e vincolanti non avremmo potuto fare».

Professionalità che si basano sull’affidabilità maturata sul campo, con figure di primo piano ricordate da Maiolino: «La direzione della fotografia è sempre affidata a Mauro Ricci, persona fantastica che ha seguito Michele Santoro in tutte le sue avventure. C’è Peppe Vitale con il suo contribuito sui live per quel che riguarda la parte fonica e che ha iniziato la sua collaborazione con Santoro durante la messa in onda di Samarcanda. Sugli eventi c’è il supporto e la firma registica di Alessandro Renna, che proprio nella lunga strada trascorsa al fianco di Santoro è passato dall’essere un montatore alla cabina di regia. C’è una squadra che è affiatata e che continua ad affiatarsi proprio perché il linguaggio che stiamo utilizzando e la scrittura che stiamo usando si è evoluta ed è molto diversa». E adesso è arrivata l’applicazione, con il giornalismo in app che si disarciona da quel metodo tradizionale che da anni condiziona l’informazione online: «Questa esperienza ci sta insegnando che si può essere broadcast disancorandosi dalle macchine, ma creando un processo broadcast che dia garanzia di solidità a tutti gli editori che vogliono fare video. E, al tempo stesso, permette a noi azienda di essere veloci e puntuali nelle richieste».

Dallo streaming all’app Servizio Pubblico

E tra i nomi che hanno accompagnato gli streaming del 2010 e del 2011 e che si sono incrociati in molte altre occasioni con la strada di Michele Santoro, c’è anche Giacomo Aschacher product manager di Mosai.co e che ha coordinato lo sviluppo dell’app di Servizio Pubblico. Una memoria storica del passato che, ai microfoni di Giornalettismo, ha raccontato i punti in comune tra le esperienze negli eventi di Bologna e questa nuova forma di giornalismo indipendente dall’algoritmo dei Big Tech: «Pur nascendo in contesti completamente differenti, l’esperienza di Rai per una notte e Tutti in piedi ha molti punti in comune con quanto abbiamo vissuto per la realizzazione dell’applicazione di Servizio Pubblico. L’evento “Rai per una notte” nacque durante il quarto governo Berlusconi. Nel 2002 c’era stato l’editto bulgaro che aveva causato l’estromissione dalla Rai di Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Michele Santoro. Proprio quest’ultimo ci coinvolse per realizzare quello che è stato l’evento streaming più importante e più seguito non solo in Italia ma in tutta Europa. Fu un’esperienza memorabile perché per la prima volta mi sono reso conto che era possibile comunicare a un grande pubblico attraverso un media diverso e non “recintato” dalla censura politica».

Ricordi del passato che, inevitabilmente, diventano sempre più vividi nella memoria grazie a questo nuovo progetto: «Il team di Mosai.co di allora, composto da meno di 10 persone tra sviluppatori, grafici ed “esperti” del web e del video online, partì da Roma per Bologna con una macchina carica di computer che installammo in uno spogliatoio del PalaDozza, il palazzetto dello sport del capoluogo emiliano. Avevamo tutti meno di 30 anni e in maniera sfrontata e coraggiosa contribuimmo alla riuscita di quell’evento sviluppando il sito internet, trasmettendo l’evento in streaming e realizzando contenuti esclusivi per il web. Fu una piccola-grande rivoluzione per il panorama mass-mediale del nostro Paese». Un’esperienza che, racconta Aschacher, è alla base di quel che sta accadendo oggi, con il lancio dell’app Servizio Pubblico: «Lo stesso stiamo facendo questa volta, anche se molto più consapevoli. Il contesto ora è cambiato, non c’è più Berlusconi. Allo stesso tempo ciò che si sente ogni giorno sulle principali televisioni e giornali sembra lasciar poco spazio a tutte quelle opinioni pacifiste che invece vengono bollate come pro-Putin. La libertà di stampa e di espressione aveva smosso la coscienza mia così come di tutti i partecipanti agli eventi di “Rai per una notte” e “Tutti in piedi”. Le stesse motivazioni mi hanno spinto a partecipare anche questa volta e siamo riusciti così a fornire un canale di comunicazione alternativo e non censurabile ma facilmente fruibile e liberamente accessibile a chiunque».

Share this article