Matteo Forte, CEO di Mosai.co: «Con l’app di Servizio Pubblico rimettiamo al centro il contenuto»

Un'applicazione da scaricare direttamente sul cellulare: per un giornalismo partecipativo e di approfondimento. Mosai.co offre la sua esperienza all'informazione di Michele Santoro

24/02/2023 di Nicole Volpe

Più che una scommessa è una sfida, quella che il CEO di Mosai.co, Matteo Forte, ha deciso di lanciare al mondo dell’informazione sostenendo il nuovo progetto editoriale di Michele Santoro. Il suo contributo è tutto in un’applicazione, Servizio Pubblico, che permette ai lettori di tornare a un’informazione di qualità e di approfondimento. Un ritorno alle origini, a un giornalismo ragionato, che negli ultimi anni si è un po’ perso tra le logiche di distribuzione “di massa” imposte dal web.

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«Sostenere il progetto editoriale di Michele Santoro è stata, per me, una scelta imprenditorialmente ed eticamente corretta. La posizione di Mosai.co è sempre stata quella di mettere al centro il contenuto e l’identità stessa dei progetti a essa associati – spiega Matteo Forte in un’intervista a Giornalettismo -. E, a prescindere dal pensiero politico, credo che Michele Santoro sia l’unico giornalista e personaggio pubblico che possa farsi carico di una responsabilità molto più grande: quella di mettere al centro l’analisi delle fonti per contrastare le fake news; spettacolarizzare la notizia per arrivare non a un pubblico di soli intellettuali, ma direttamente al popolo. Questo lo rende unico».

Il riferimento, quindi, è a un uomo che non solo ha sempre mantenuto alto il valore dei suoi ideali, ma che sia ancora in grado di offrire un’informazione da servizio pubblico. «Oggi, il servizio pubblico sul digitale non esiste. E questa assenza – prosegue il CEO di Mosai.co – ha creato uno spazio in cui i privati possono creare qualcosa di nuovo. Ed è proprio intercettando questo spazio che ho deciso di fare una scelta: promuovere la produzione indipendente per garantire una forma di libertà e democrazia».

Nell’app di Servizio Pubblico conta la qualità

In un panorama in cui i giornali e tutte le piattaforme editoriali tendono a produrre tanto materiale per colmare gli spazi, l’app di Servizio Pubblico si pone l’obiettivo di fare esattamente l’opposto: pubblicare pochi contenuti, ma di alta qualità. Ed è proprio questa la sua innovazione. «L’applicazione nasce ed è studiata per essere snella. L’obiettivo è creare un modello dove una piccola redazione – come quella di Servizio Pubblico – possa creare prodotti audiovisivi che non richiedano centinaia di minuti di produzione al giorno, ma che dedichino il loro tempo all’approfondimento, all’analisi delle fonti, al riconoscere nuovamente la funzione del giornalismo di qualità». Una qualità che necessariamente, però, deve fare i conti con nuove realtà che negli ultimi anni stanno modificando a livello globale il modo di comunicare. «Abbiamo capito sin da subito che c’era la necessità di ibridare due mondi – aggiunge Matteo Forte -: il mondo del broadcasting (ovvero dei 16:9), e il mondo dei social, soprattutto di Instagram e Tik Tok, che ragiona con un modello verticale in 9:16. L’app è quindi una sintesi tra questi due mondi, più il mondo della partecipazione pubblica». Ma attenzione: non una partecipazione “massiccia” dove l’utente può partecipare a venti sondaggi diversi: «Una partecipazione ragionata, in cui l’utente ha modo di esprimere il suo parere su un tema specifico».  

Nell’applicazione, quindi, l’utente diventa parte attiva nel processo di costruzione di un pensiero critico collettivo. Un pensiero che ha bisogno di riprendere il suo spazio attraverso una navigazione orizzontale e verticale – e quindi più fruibile – che permetta all’utente di dedicare più tempo a sé e non a un algoritmo.    

Da “Rai per una notte” a “Tutti in piedi”: cosa è rimasto e cosa c’è di nuovo 

La collaborazione tra Matteo Forte e Michele Santoro ha radici profonde. Da Rai per una notte a Tutti in piedi, le avventure editoriali che hanno intrapreso insieme sono state molte. L’app di Servizio Pubblico è sicuramente qualcosa di imparagonabile rispetto a tutto quello realizzato in passato. «Ci sono, tuttavia, due cose che sono rimaste invariate negli anni – spiega Matteo Forte -: la nostra esperienza e la continua ricerca di innovazione a favore del contenuto. Soprattutto, Michele è una persona che ancora oggi riesce a essere curiosa, con un’intelligenza specifica estremamente alta, anche in campi difficili da presidiare per chi ha attraversato diverse epoche comunicative». E aggiunge: «Michele ha avuto grandissimo coraggio ad affidare a me in prima persona, e poi successivamente a Mosai.co, gran parte delle attività innovative e sperimentali che ha fatto in questi anni. Per una persona del suo calibro, non è facile dare questo genere di fiducia».

Per il resto è tutto diverso. «Quando abbiamo fatto Rai per una notte, c’era una fase politica in cui l’elettorato di sinistra aveva fortissima speranza, una grande voglia di partecipare e combattere. Negli anni, questa voglia è stata usata da tante persone per fini, a mio avviso, poco efficaci. L’atterraggio di questa inefficacia ha fatto sì che si creasse una disaffezione generale». La differenza con il passato è ancora più evidente ricordando la prima fase di Servizio Pubblico: «All’epoca, il mercato pubblicitario poteva sviluppare un modello ancora indipendente. Oggi il modello indipendente e pubblicitario sta fortemente rimettendo in discussione la libertà di stampa. In questo scenario, l’innovazione e l’etica ci impongono di metterci nella condizione di riaffermare che l’utente si deve impadronire dei propri dati, della propria utenza e dei propri soldi a favore di un’identità informativa che oggi si è affievolita».   

Un nuovo obiettivo: mettere la tecnologia al servizio dell’informazione

Per ridare ai lettori la possibilità di scegliere dei contenuti completi e ben costruiti, c’è però la necessità di invertire la logica del cosiddetto “bombardamento mediatico”, degli articoli click-bait e dei titoli sensazionalistici. Insomma: bisogna sovvertire l’attuale dinamica in cui l’informazione è al servizio della tecnologia. Per Matteo Forte, questo cambiamento è possibile. «Bisogna innanzitutto cambiare gli algoritmi. Non parlo di quelli di Facebook, ma di quello con cui produco una notizia e di cui poi eventualmente fruisco. Non colpevolizzo l’utente: l’utente usufruisce di quello che c’è. La colpa è del nostro sistema produttivo industriale in ambito editoriale. Noi creatori di informazione non ci compromettiamo a favore degli utenti che oggi vogliono fruire dei contenuti in un certo modo. Se noi facciamo l’operazione di forzare e agevolare il vecchio senza guardare il nuovo, non facciamo altro che lasciare un enorme spazio a chi investe miliardi e miliardi in intelligenza artificiale per creare un algoritmo che non fa nient’altro che agevolare i trend».

L’obiettivo è sicuramente quello di tornare a essere proprietari dei propri contenuti, di poterli gestire, di poter scegliere quale notizia dare rispettando la loro gerarchia e non l’induzione dettata dall’hashtag di tendenza. Anche perché bisogna finalmente comunicare con chiarezza un concetto: «Chi produce un algoritmo e chi distribuisce un contenuto è un editore. Chi è sotto queste logiche, è un produttore di contenuti, non è un editore. Se partiamo da questo, cioè che i più grandi distributori di contenuti sono editori, dobbiamo fare solamente una cosa: diventare anche noi dei distributori. E per diventarlo la tecnologia è fondamentale». Ed è per questo che l’app di Servizio Pubblico può essere l’unico strumento che oggi rappresenta una produzione autonoma. Una produzione che, in tutta la sua modestia e sperimentazione, permette “di tornare a fare notizie e non seguire più i trend”.  

Indipendenza digitale, questa sconosciuta 

È chiaro che raggiungere l’indipendenza digitale, a oggi, è impossibile. Però si può provare “a perimetrare ciò che è inevitabile da ciò che è evitabile”.

«Ribadisco che i social network non sono più distributori di contenuti, sono editori – spiega Matteo Forte -. Siamo troppo in ritardo per dire di essere indipendenti. Quello che ti rende maggiormente autonomo sono le azioni che tu metti in campo. E ci sono diversi settori nei quali provare a indicare delle soluzioni autonome. Del contenuto abbiamo già parlato, ma oggi uno dei temi d’attualità per quanto riguarda il digitale è quello della cybersecurity. Dobbiamo avere la capacità di proteggere i propri utenti e le proprie infrastrutture dal punto di vista della fornitura di servizi». Creare una propria applicazione, una propria piattaforma, che possa permettere – nei limiti delle policy imposte nel mondo digitale – di provare ad avere una buona dose di autonomia. Sembra assurdo pensare di dover cercare l’indipendenza in un mondo come il web che, da sempre, ci ha fatto credere di essere liberi di poter fare e dire quello che vogliamo. «Eppure, paradossalmente – conclude il CEO di Mosai.co – è diventato lo strumento di più dipendenze che noi nella storia umana abbiamo mai avuto. E questo è un fatto importante da comprendere, perché si parte da lì per cambiare e creare un Mondo Nuovo».  

FOTO: L’immagine di copertina è stata generata attraverso l’intelligenza artificiale

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