Antonio Mancini, Enrico De Pedis e i peccati della Magliana

15/05/2012 di Dario Ferri

Mancini racconta cose che non può aver vissuto in prima persona, per ovvii motivi. Mancini usa addirittura nell’ultima frase, secondo il Fatto, la prima persona plurale per raccontare qualcosa di cui, al massimo, gli hanno riferito le voci del carcere. La situazione è quantomeno fuorviante, ma non si fa in tempo a rendersene conto che subito arriva addirittura il movente del rapimento. L'”Accattone” racconta di un rapimento fatto per ritorsione, ma state a sentire la storia: individuano qualcuno che deve corrispondere all’identikit di uno che aveva rapporti economici con loro in una ragazzina vaticana. Vi pare normale?

IL CASO DEL PADRE – Anche per questa apparente contraddizione c’è una risposta, però. E Mancini lo dice più tardi:

Perché proprio la Orlandi?

Ve l’ho detto. Il padre di Emanuela non era un semplice messo. Era molto di più.
L’ha mai detto ai famigliari?
Quando vidi Natalina, la sorella di Emanuela, negli studi di Chi l’ha visto? le dissi esattamente così.

Purtroppo non sappiamo cosa abbia risposto la figlia di Pietro Orlandi, messo vaticano che invece non era proprio altro che quello. E che in tanti anni avrebbe sopportato, secondo Mancini, la scomparsa di una figlia senza fare una parola che una, in nessuno dei consessi pubblici e privati in cui si è trovato a causa di quanto accaduto ad Emanuela, di suoi “misteriosi” incarichi che alla fine, per Mancini, si potrebbero anche ridurre soltanto a fare il portaborse del fantomatico malloppo che la bandaccia avrebbe prestato al Vaticano e di cui non riusciva a tornare in possesso. Una teoria interessante, in attesa anche solo di un indizio di veridicità. Ma non è mica una confessione. Perché l’Accattone, ricordiamolo, era in galera da due anni mentre i suoi compagni, tra cui il di lì a breve piissimo De Pedis, rapivano una ragazzina di 14 anni, ne facevano sparire il corpo, non davano alcun segnale a nessuno – per quel che se ne sa – del fatto di averla rapita per riavere indietro i soldi. E ovviamente di tutti i componenti della Bandaccia, di cui alcuni sono diventati come Mancini collaboratori di giustizia, nessuno ha mai fatto una sola parola sui fatti fino a quando non ha deciso di parlare lui. E’ credibile?

LA SERATA DEI PERCHE’ – Perché di tutti i componenti della Banda della Magliana, nessuno ha mai fatto parola di questo grande colpo contro il Vaticano? E a Mancini, dal carcere, chi gliel’ha raccontata la storia? Esiste una fonte? E’ disposto l’Accattone a farne il nome? Se no, perché? Di sicuro Mancini è pronto a dare tutte le risposte a queste domande. Così alle molte altre che vengono quando comincia a raccontare le sue verità sul caso Moro, la strage di Bologna, e sulla donna di Abbruciati “ex partigiana al soldo del Mossad” – sic! – della quale a questo punto saremmo curiosi di conoscere il mestiere dei nonni. Nell’attesa rimane che la storia del boss mafioso sepolto in chiesa ieri è ufficialmente finita. E con le conclusioni che tutti conosciamo: queste.

La fine della storia di De Pedis sepolto in chiesaFoto

E QUALCHE RISPOSTA – E’ invece importante ricordare che l’Accattone (Ricotta, in Romanzo Criminale) in un “Chi l’ha visto?” di qualche tempo fa disse di aver riconosciuto senza ombra di dubbio il “Mario” che aveva telefonato a casa Orlandi nel giugno del 1983 per tranquillizzare i genitori di Emanuela. “E’ uno dei killer più terribili della Magliana, ma non voglio farne il nome, lo dirò agli inquirenti”,

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