Antitrust indaga su Google e Meta per probabili condotte anticoncorrenziali nella pubblicità display online

Google e Meta nel mirino di un'indagine dell'Autorità Antitrust per aver probabilmente posto in essere condotte anticoncorrenziali nei servizi di pubblicità online

11/03/2022 di Martina Maria Mancassola

L’autorità Antitrust indaga Google e Meta per possibili condotte anticoncorrenziali nelle pubblicità display online. Nel mirino ci sarebbe un patto firmato nel 2018 dalle due aziende per lavorare insieme nel campo degli annunci pubblicitari digitali, con turbative d’aste e alterazione di prezzi. La questione non è da poco se si pensa che Google, Meta e Amazon rappresentano il 50% della pubblicità mondiale e tra l’80 e il 90% di quella digitale.

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Antitrust indaga Google e Meta per possibili condotte anticoncorrenziali nelle pubblicità online

La Commissione Europea ha avviato un’indagine antitrust per verificare se l’accordo del 2018 tra Google e Meta, sulla partecipazione dell’Audience Network di Meta al «programma Open Bidding» di Google, abbia violato le disposizioni dell’Unione Europea in materia di concorrenza. Trattasi di un patto di non aggressione (nominato «Jedi Blue» dal nome in codice tratto da Guerre Stellari) tra le principali aziende della pubblicità sul web, in cui Meta pare aver accettato di non concorrere con i mezzi tecnologici di Google per ottenere in cambio un trattamento favorevole nel loro utilizzo. Google, infatti, è fornitore di quei servizi di tecnologia pubblicitaria che rappresentano l’intermediazione tra inserzionisti ed editori tramite la vendita, in tempo reale, all’asta di spazi pubblicitari display online su app o siti, anche mediante il suo «programma Open Bidding». Anche Meta fornisce gli stessi servizi di pubblicità online e, tramite la sua «Meta Audience Network», prende parte alle aste per ottenere spazi di pubblicità di diversi editori servendosi dei servizi tecnologici pubblicitari di Google e di altri.

L’Autorità Antitrust (Cma) del Regno Unito e la Commissione Europea stanno, quindi, indagando il patto di cooperazione e di assistenza reciproca fra i due colossi della pubblicità online, accordo che avrebbe danneggiato tanti altri inserzionisti ed editori. Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva e responsabile della politica di concorrenza, ha dichiarato: «molti editori si affidano alla pubblicità display online per finanziare i contenuti online per i consumatori. Attraverso il cosiddetto accordo “Jedi Blue” tra Google e Meta, una tecnologia concorrente all’Open Bidding di Google potrebbe essere stata presa di mira con l’obiettivo di indebolirla ed escluderla dal mercato per la visualizzazione di annunci sui siti Web e sulle app di editori. Se confermato dalla nostra indagine, ciò limiterebbe e distorcerebbe la concorrenza nel mercato già concentrato della tecnologia pubblicitaria, a scapito delle tecnologie di pubblicazione degli annunci rivali, degli editori e, in definitiva, dei consumatori».

Quello che Autorità Antitrust e Commissione Europea temono è che il patto possa aver rappresentato uno dei modi per scartare ab origine i concorrenti servizi di tecnologia pubblicitaria per preferire il programma di Google «Open Bidding», quindi deviando o limitando la concorrenza nei mercati della pubblicità display online, e ledendo editori, inserzionisti competitor e consumatori.

Foto IPP/picture alliance

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