Dopo oltre due anni, Spotify riapre le porte agli annunci politici
Gli ads di questo tipo erano stati messi in stand-by all'inizio del 2020. Ora l'azienda annuncia il ritorno al passato
24/05/2022 di Enzo Boldi
Fino all’inizio di gennaio del 2020, passando da una canzone all’altra poteva capitare di imbattersi nel politico di turno che interrompeva – come un vero “piccolo spazio, pubblicità” – lo streaming musicale per decantare quei suoi secondi di propaganda elettorale. Poi, per oltre due anni, gli annunci politici su Spotify sono stati sospesi e quel tipo di dinamica sembrava essere sparita dai meandri dell’applicazione. Ora, però, la stessa azienda ha annunciato un ritorno al passato. Anche se, almeno per il momento, non sarà come prima.
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A riportare la notizia è stato Protocol che cita una mail di marketing inviata ad aziende del settore in cui si parla proprio della riapertura delle porte agli annunci politici Spotify. Ma non sarà come prima, non sarà come quel che avveniva sull’applicazione fino all’inizio dell’anno 2020. Perché gli spazi elettorali non saranno “concessi” negli intervalli pubblicitari tra lo streaming di una canzone e l’altra, ma solamente all’interno della trasmissione di un podcast. E proprio questo è un aspetto fondamentale che cambia le carte sul tavolo rispetto al passato: perché tutto ciò permetterà ai singolo creator di autorizzare o meno questi spot elettorali.
Annunci politici Spotify, il ritorno al passato (due anni dopo)
E proprio a Protocol, Spotify ha confermato la veridicità di quella mail inviata alle agenzie di marketing e questo ritorno (parziale) a quel passato rimaso fermo a oltre due anni fa: «Dopo la pausa degli annunci politici all’inizio del 2020, abbiamo trascorso gli ultimi due anni a rafforzare e migliorare i nostri processi, sistemi e strumenti per convalidare e rivedere responsabilmente questo contenuto». Il sistema, dunque, è stato potenziato e sono ripresi i processi di “targeting” per consentire agli attori della scena politica di ripristinare quelle dinamiche nel nome della propaganda. Anche su Spotify.