Vorrei la pelle bianca

LA DE-AFRICANIZZAZIONE – Molti africani sembrano intenti a de-africanizzarsi e molti addirittura a sbiancarsi, ma non è affatto un affetto del perverso quanto reale lascito culturale dei colonizzatori, che condividono con gli asiatici, quanto piuttosto il riconoscimento implicito di una realtà nella quale essere nero è ancora oggi per molti un disvalore, anche in Africa.

IL BIANCO VINCE – La bianchitudine offre vantaggi innegabili sulla negritudine in ogni contesto, anche in Africa un ascendente bianco nobilita il lignaggio, quelle e quelli che si sbiancano la pelle non lo fanno per un vezzo, ma perché vivono in società che hanno privilegiato la bianchitudine e continuano a farlo, così come continuano a privilegiare l’identità maschile su quella femminile.

IL NERO PERDE – Chiaramente la corsa allo sbiancamento rappresenta anche una ferita all’identità nera e un suo tradimento, almeno nella misura in cui riconosce e riafferma una superiorità bianca, ma ridurre il discorso al ritratto delle ingenue africane che trovano più bella la pelle bianca appare estremamente limitante e fuori bersaglio. Errore comunque insufficiente a condannare  quei gruppi di donne che reagiscono in nome del “nero è bello” e danno battagli a allo sbiancamento, e non solo perché se non altro svolgono un’opera meritoria per la salute pubblica. E non solo perché poi il mainstream africano è a sua volta pesantemente “candeggiato” e converge verso i modelli estetici offerti dalla bianchitudine, proponendo star che s’allontanano invariabilmente dal canone africano,  dalle tonalità più scure della pelle come dai capelli crespi. Infatti poi per domare i capelli crespi è fiorito un analogo import di prodotti chimici alliscianti e di extension lisce, che sono applicate persino alle bambine, che quindi spesso crescono con imprinting destinati a perpetuare il fenomeno.

L’EFFETTO-OBAMA – L’elezione di Obama alla carica di presidente dell’unica superpotenza mondiale non ha  rallentato la diffusione del fenomeno, ma semmai l’ha alimentato, perché Obama ha una mamma bianca e non è poi così nero, confermando che “meno nero” è comunque meglio di “più nero”. E a ben vedere  l’esempio degli Stati Uniti conferma che essere più bianchi è meglio, anche nel 2012.

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