Le due anime che vivevano all’interno di OpenAI

Enormi contrasti, soprattutto nelle ultime settimane. E questi problemi sembrano essere alla base della sfiducia nei confronti dell'ormai ex CEO

20/11/2023 di Enzo Boldi

La situazione che si è creata all’interno di OpenAI negli ultimi giorni ha origini lontane nel tempo. Perché dissidi e fazioni si sono create fin dal lancio sul mercato di ChatGPT (e tutte le sue derivazioni). Due anime che, poi, si sono trasformate in due contrapposizioni che si sono palesate all’interno del Consiglio di Amministrazione dell’azienda. Da una parte Sam Altman (ormai ex CEO), dall’altra Ilya Sutskever. Entrambi facevano parte del board, con un peso specifico evidentemente differente visto l’epilogo. Mentre sullo sfondo c’era (e c’è ancora) Microsoft che, qualche giorno dopo l’allontanamento di Altman, ha deciso di ingaggiarlo (e non solo lui) alla guida del team dedicato all’intelligenza artificiale a Redmond.

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Partiamo dalle basi, ovvero dall’organizzazione interna del board di OpenAI. Almeno fino a qualche giorno fa. Il CEO (cioè l’amministratore delegato) era Sam Altman, di fatto, il vero e proprio frontman dell’azienda non solo nelle interviste e negli eventi ufficiali (compresi gli incontri con il Congresso USA). Poi c’era anche Greg Brockman, (ormai) ex Presidente (chairman) e co-fondatore dell’azienda di San Francisco. Al tavolo dei sei troviamo anche Adam D’Angelo (CEO di Quora), Tasha McCauley (membro della RAND Corporation) ed Helen Toner (direttrice del Georgetown University’s Center for Security and Emerging Technology). Ne manca uno, la figura la cui visione ideologica è sempre stata la più distante da quella di Altman: Ilya Sutskever, esperto informatico nato in Russia, specializzato in machine learning e deep learning, nonché direttore scientifico di OpenAI.

Altman contro Sutskever, le due anime dentro OpenAI

Lo scontro ideologico, dunque, è stato tra Sam Altman e Sutskever. Soprattutto per quel che riguarda l’immissione sul mercato di prodotti basati sull’AI, senza scrupoli anche a livelli di etica. Perché nel suo essere un perfetto rappresentante delle maree, Altman ha prima negato possibili ripercussioni negative dell’intelligenza artificiale sull’uomo, per poi lanciare allarmi e, infine, chiedere al Congresso USA di non ostacolare più di tanto lo sviluppo dell’AI. Dall’altra parte, invece, Sutskever ha avuto un atteggiamento sempre più prudente. Come in questa dichiarazione:

«Penso che una buona analogia per capire che rapporto ci sarà tra l’AGI (intelligenza artificiale generativa, ndr) e l’uomo potrebbe essere il modo in cui gli esseri umani trattano gli animali. Non è che odiamo gli animali. Penso che gli esseri umani amino gli animali e provino molto affetto per loro. Ma quando arriva il momento di costruire un’autostrada tra due città, non chiediamo il permesso agli animali. Lo facciamo semplicemente perché per noi è importante». 

Un parallelismo piuttosto chiaro che implica una visione completamente differente rispetto a quella mostrata da Sam Altman nel corso degli ultimi mesi. E come Sutskever la pensano anche altri due membri del board: Tasha McCauley ed Helen Toner.

Che fine farà il resto del team?

La battaglia di Sam Altman contro Sutskever, dunque, si è giocata all’interno del board. Fino alla sfiducia nei confronti del CEO e, di conseguenza, al suo allontanamento dall’azienda. E con lui molti altri fedelissimi che hanno rassegnato le loro dimissioni subito dopo l’ufficializzazione della notizia. Buona parte di loro, a partire dall’ex Presidente e Co-Funder di OpenAI Greg Brockman, sono finiti o finiranno proprio a Microsoft. Proseguiranno il loro lavoro iniziato con Sam Altman. Sotto la guida di Sam Altman. Altri sono stati già raggiunti dai contatti di altre aziende del settore Tech e startup che si occupano di intelligenza artificiale.

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