La guerra degli algoritmi tra la Cina e le aziende

Il governo ha proposto - con tanto di linee guida già pubblicate - un controllo più rigoroso sul web: le società che operano su internet dovranno rispettare le regole cinesi

27/08/2021 di Enzo Boldi

Un potere centralizzato, anche per quel che riguarda gli algoritmi. La Cina ha proposto – e a breve diventerà ufficiale, visto che il documento è già stato reso pubblico sui siti ufficiali delle istituzioni del governo – l’introduzione di paletti più stringenti per le aziende, anche per quel che riguarda i propri portali internet. Sono moltissime, infatti, le società con sede a Pechino e nelle altre zone del Paese che operano sul web: social, e-commerce e altre imprese simili. E ora per loro – oltre alle dinamiche economiche di cui siamo ben a conoscenza (basti pensare al caso Suning e agli investimenti “interrotti” di Zhang con l’Inter) – arriva anche una stretta sugli algoritmi Cina.

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Il documento è stato pubblicato venerdì 27 agosto sul sito ufficiale del CAC (Cyberspace Administration of China), l’autorità che controlla, gestisce, norma e indirizza il mercato “online” in Cina. Al momento si tratta solamente di una bozza che potrebbe essere arricchita o ridotta (c’è tempo fino al 26 settembre per poter inviare commenti o proposte di modifiche) nel corso delle prossime settimane, ma dalle linee guida (si tratta di ben 30 punti) già si può avere contezza della direzione che il governo centrale intende intraprendere. Un sistema che, viste queste promesse, rischia di essere ancor più chiuso rispetto a quei flebili spiragli di luce (pochi, veramente pochi) rispetto al passato più o meno recente.

Algoritmi Cina, il governo propone un controllo rigoroso

All’interno del documento troviamo anche alcune indicazioni sacrosante. All’articolo 13, infatti, troviamo scritto: «I fornitori di servizi di raccomandazione di algoritmi non devono utilizzare algoritmi per registrare falsamente account, account di trading illegali, manipolare account utente o mettere mi piace, commentare, inoltrare o navigare in modo falso in pagine Web per implementare frodi o dirottamenti del traffico; non devono utilizzare algoritmi per bloccare le informazioni, Raccomandazioni eccessive, manipolazione di elenchi o ranking dei risultati di ricerca, controllo della ricerca o selezione a caldo, ecc. interferire con la presentazione delle informazioni, attuare un trattamento di preferenza, concorrenza sleale, influenzare l’opinione pubblica online o eludere la supervisione».

Alcuni lati oscuri

Se il punto 13 del «Regolamento sulla gestione delle raccomandazioni per gli algoritmi dei servizi di informazione su Internet» richiama all’eticità delle aziende nel mare del web, il resto del documento fornisce delle linee guida che – di fatto – vanno a colpire aziende come ByteDance, Alibaba Group, Tencent e Didi. Si tratta di società che operano in rete che hanno sede in Cina che, però – come succede anche nel resto del Mondo – utilizzano algoritmi propri, anche per la profilazione dei clienti. Ma, quando diventeranno effettive queste linee guida, tutte loro dovranno obbligatoriamente accettare i punti e procedere con il rispetto degli algoritmi Cina. Perché tutti, ma proprio tutti, dovranno passare dall’approvazione del CAC. 

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