Foggia, coppia rifiutata in un appartamento Airbnb perché gay

03/08/2019 di Redazione

Matteo, un ragazzo di Modena, aveva prenotato una vacanza a San Severo, in provincia di Foggia, attraverso l’app di Airbnb, quella che serve per mettere in contatto host ed eventuali clienti per trascorrere periodi più o meno lunghi in una stanza di un appartamento. Alla richiesta del ragazzo – che voleva prenotare una doppia per sé e per il suo compagno -, l’host ha risposto: «Non accetto due uomini. Accetto sempre in presenza di un’altra donna».

Airbnb, i fatti e le discriminazioni LGBT

Una vera e propria discriminazione, che è stata immediatamente denunciata dall’Arcigay. L’associazione, infatti, ha subito provato a lanciare una campagna per sensibilizzare le persone sul tema, chiedendo di boicottare la piattaforma Airbnb che, tuttavia, in questo caso è stata soltanto inconsapevolmente chiamata in causa.

Tra le sue policy, in effetti, ci sono delle regole molto chiare. Agli host non è consentito rifiutare un ospite sulla base dell’etnia, del colore della pelle, della provenienza geografica, della religione, dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere o dello stato civile. La richiesta dell’Arcigay è stata quella di espellere l’host di San Severo dalla piattaforma.

Verifiche in corso da parte di Airbnb

Non si è fatta attendere la risposta di Airbnb, che ha ritenuto opportuno iniziare a valutare la storia e a prendere le eventuali contromisure: «Abbiamo avviato delle indagini appena saputo dell’accaduto e siamo già in contatto con l’ospite per fornire l’aiuto e il sostegno necessari – ha scritto la piattaforma in una nota ufficiale -. Non c’è spazio per le discriminazioni su su Airbnb, vanno contro i nostri principi e interveniamo ogni qual volta veniamo al corrente di casi di questo genere, anche rimuovendo un utente dalla nostra community».

Dunque, in seguito alle indagini interne che potranno essere effettuate, non si esclude il provvedimento di espulsione per l’host che si è reso protagonista della vicenda. Si tratta soltanto dell’ultima di una lunga serie di discriminazioni nei confronti dell’universo LGBT. Ancora, nel 2019.

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