L’AI per salvare i boschi dagli incendi: l’algoritmo di una studentessa elabora un piano per i soccorritori

Il progetto Fenice, di Aurora Delfino, ventiduenne calabrese, è creato per aiutare la sua terra, e tante altre, a combattere l'emergenza incendi

24/04/2022 di Martina Maria Mancassola

Grazie all’Intelligenza artificiale è possibile salvare i boschi calabresi (e non). Per questo, Aurora Delfino, studentessa giovanissima presso la facoltà di ingegneria biomedica dell’Università Magna Graecia, ha deciso di creare un sistema di intelligenza artificiale per salvare la sua terra – e tante altre – dagli incendi. Nata a Reggio Calabria, a soli 22 anni ha presentato il suo progetto «Fenice» all’Expo di Dubai insieme ad altri 6 studenti e ricercatori calabresi. Davanti a 7000 ettari di Parco Nazionale in fumo, Aurora Delfino si è chiesta: “si poteva evitare?”, così è nata l’idea di sfruttare l’AI per salvare i boschi, fornire un piano efficace ai soccorritori, ridurre l’errore umano e implementare le misure di sicurezza e di intervento sul territorio: il progetto «è nato da un legame affettivo che si è creato».

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L’AI per salvare i boschi dagli incendi: nasce il progetto «Fenice» di Aurora Delfino

Abbiamo intervistato Aurora Delfino e quando le abbiamo chiesto come è nata l’idea del suo progetto, ha fatto riferimento sia a ragioni universitarie che personali: universitarie perché «l’idea di questo progetto nasce sia per ragioni concrete – poiché alcuni professori ci hanno proposto una borsa di studio, che è stata patrocinata da Sedici media in collaborazione con Fly university project, chiedendoci di realizzare un progetto in grado di unire le emergenze globali con l’intelligenza artificiale -, che per ragioni personali, perché ho vissuto quasi da vicino la situazione, mio papà è un vigile del fuoco». Il progetto nasce, dunque, per cercare di dare una soluzione ai problemi che stanno affliggendo il nostro mondo e viene, poi, presentato ai professori che «hanno selezionato il mio progetto come il migliore per essere rappresentati a Dubai». 

La studentessa ci racconta quello che ha vissuto la scorsa estate, quando c’è stata l’emergenza incendi in Calabria, che spiega essere stata «dovuta sia a problemi climatici quindi, ad aumenti esponenziali delle temperature, ma anche a problemi legati all’uomo, perché quasi tutti gli incendi che si sono creati nascono dall’uomo, li ha provocati l’uomo». Questa emergenza l’ha portata a «cercare di trovare una soluzione a quelli che sono stati i problemi di quell’estate che, secondo me, possono essere ricondotti in via principale alla mancanza di organizzazione dovuta, a sua volta, alla mancanza di mezzi, sia umani che non umani, sul territorio. Per questo motivo, poi, i Vigili del Fuoco hanno dovuto poi richiedere l’intervento di altri mezzi e colleghi nel resto di Italia, soprattutto nel mese di agosto».

Un algoritmo per risolvere il problema degli incendi

Così, Aurora Delfino ha pensato che «una soluzione potrebbe essere qualcosa di preciso che crei un programma e un planning preciso di come dev’essere gestita l’emergenza. E l’unica cosa precisa che esiste al momento, che ha un margine di errore bassissimo, è un algoritmo. Il cuore del progetto è, dunque, questo algoritmo, il quale va a raccogliere tutta una serie di dati ingresso, che sono di natura meteorologica (le condizioni meteo del giorno dell’emergenza), dati orografici (com’è fatto il terreno, cercare di capire come potrebbe spostarsi il fuoco, quindi l’incendio, all’interno del diverso territorio che poi va ad incontrare), poi i dati stessi dei Vigili del Fuoco, perché potrebbe essere che quel territorio abbia vissuto nel passato recente altri tipi di incendi, quindi anche loro possono conoscere il terreno e fornire indicazioni utili, i dati satellitari con un’analisi ad infrarossi del terreno e con i satelliti che, quindi, possono dare un’informazione maggiore sui tempi di peggioramento della situazione qualora si inneschi un incendio.

Tutti questi dati vengono consegnati all’algoritmo che, poi, li elabora e va a creare un piano. Quindi, non è un algoritmo che restituisce un numero, ma una serie di dati che, poi, andranno a costituire il piano di emergenza e la sua soluzione. «Questi dati in uscita, i dati output, vanno consegnati sia all’autorità competente ma, al contempo – spiega la studentessa -, credo sia molto importante che vengano consegnati ad un database mondiale che vada a registrare quelli che possono essere i vari punti e quindi le varie strategie che, magari, possono essere utili nelle altre zone del mondo che vivono la stessa emergenza».

Chiediamo ad Aurora Delfino quale sia stata la falla del sistema di emergenza calabrese. Risponde: «L’elemento che è mancato nell’emergenza è una sorta di continua comunicazione che si deve creare tra coloro che gestiscono l’emergenza sul posto e coloro che la gestiscono dall’alto. In questo caso, questo feedback continuo si può creare tra i Vigili del Fuoco, comunque, tra le autorità competenti e, al contempo, tra coloro che gestiscono l’algoritmo, quindi, coloro che in realtà gestiscono l’emergenza. E penso che questa soluzione sia ottimale perché si riduce al minimo il margine di errore nella gestione dell’emergenza e, quindi, qualora vi sia bisogno di maggiori mezzi, maggiori risorse umane, il tutto può essere preventivato. In questi tipi di emergenze, infatti, la cosa più importante è la prevenzione per evitare quello che è successo quest’estate, che è stato devastante sia da un punto di vista umano per coloro che sono intervenuti – chissà quanti danni ha causato anche a livello di salute respirare tutto quel fumo durante le ore di lavoro (nessuno rispettava i turni di 24/48 ore e quindi i soccorritori hanno continuato a lavorare per giorni interi) -, e per preservare il territorio, perché in Calabria l’Aspromonte è una risorsa importantissima, unica perché crea un link tra terra e mare».

Ancora una volta, l’AI è di sostegno all’uomo

Domandiamo ad Aurora Delfino se, secondo lei, l’intelligenza artificiale può davvero aiutare l’uomo, d’altronde, abbiamo visto come questa sia stata davvero utile durante la pandemia ed in ambito medico: «Sì, studio ingegneria biomedica e da un punto di vista sanitario, vedo tutti i giorni quelli che sono gli sviluppi, quindi l’aiuto che ha dato durante la pandemia. Anche la mia università ha dato un forte contributo a livello sanitario utilizzando l’AI. Penso che sia la soluzione migliore ed ottimale». Aurora Delfino è una ragazza giovanissima che ha creduto nelle proprie potenzialità e nel proprio progetto. Dalle sue parole emerge una profonda passione per le tematiche che questo progetto ha interessato e una volontà di continuare a studiare. In una realtà che presenta i giovani come disinteressati alla vita e senza passioni, in un paese che non investe abbastanza nella cultura, nella ricerca e nelle università, la storia di Aurora Delfino, e dei colleghi che l’hanno aiutata e che hanno anche realizzato progetti propri, ci dimostra che le nuove generazioni hanno voglia di fare, di imparare e di scoprire nuove tecniche per aiutare gli altri.

Le abbiamo chiesto di raccontarci com’è andata a Dubai, e lei ha risposto: «È stata un’esperienza unica sia perché ho potuto presentare il mio progetto, quindi far capire quali sono le mie potenzialità e tutto l’amore che metto in ciò in cui credo, e nel contempo è stata un’esperienza bellissima perché le due società hanno deciso di farmi rappresentare tutti i ragazzi, quindi tutti i progetti scelti, al Padiglione Italia durante la giornata della Calabria. Quell’occasione è stata forte di crescita personale, ma è stata un’esperienza importantissima anche perché ci ha fatto creare una sorta di collegamento con il mondo del lavoro, quindi, con il nostro futuro, che è un futuro immediato perché siamo tutti ragazzi pronti a laurearsi alla triennale o alla magistrale e tutti di vent’anni. Questi incontri, che abbiamo fatto sia con gli imprenditori sia con personalità importanti all’interno dei vari padiglioni dell’Expo, ci hanno formato e nel mio caso mi hanno fatto capire cosa posso migliorare». Aurora Delfino, in occasione dell’Expo Dubai di qualche giorno fa, ha dichiarato: «Grazie a questo progetto, ognuno di noi è riuscito ad esprimere la propria passione e un’enorme consapevolezza nell’uso delle nuove tecnologie. Ciascun progetto racchiude ed elabora al suo interno il desiderio di ognuno di utilizzare le proprie conoscenze nell’ambito del progresso tecnologico e il tutto avviene affinché si possa ottenere, come risultato finale, una soluzione veloce e ottimizzata». Su YouTube è possibile rivedere l’intervento all’interno dell’anfiteatro del Padiglione Italia di EXPO DUBAI, di Aurora Delfino, in rappresentanza dei partecipanti al progetto «IL FUTURO PARTE DA QUI».

Abbiamo concluso l’intervista domandando ad Aurora quali saranno le prossime tappe del progetto Fenice: «Presenteremo questo progetto a possibili investitori, e lo faremo sia in Lombardia sia in Calabria e, forse, anche nelle Marche. Sicuramente in Calabria ed in Lombardia incontreremo degli investitori tra maggio e giugno e cercheremo di comunicare loro tutto ciò che vogliamo e la passione che abbiamo messo nella realizzazione di questi progetti. Quindi, a breve faremo anche delle giornate di formazione, insieme sempre a Fly university project e Sedici media».

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