Un oceano di agenzie: comunicazione, management o talent factory?
Una panoramica che può essere utile per stabilire i confini e le intersezioni di un mondo che si sta evolvendo
03/02/2023 di Hilde Merini
Il mondo delle agenzie è un mare di categorie dentro cui navigare, e non è sempre facile tenere il timone ben saldo. Negli ultimi anni, inoltre, una impennata di definizioni sempre più capillari, spesso in inglese, ha reso più difficile l’orientamento sia per i possibili clienti o fruitori delle agenzie, sia per i professionisti del settore. Spiegare cos’è un’agenzia di comunicazione potrebbe sembrare semplice: basterebbe rispondere che è quella realtà che “si occupa di comunicazione” e il gioco è fatto. Nella realtà le cose sono molto più complesse di come sembrano. Prima di tutto bisogna affrontare la domanda più scomoda di tutte: cosa vuol dire comunicare?
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L’agenzia di comunicazione: un arcipelago non sempre digital
Evitando di entrare in discorsi filosofici, possiamo partire con il dire che buona parte delle volte un’agenzia di comunicazione trasmette a un pubblico di ascoltatori e/o consumatori un certo numero di informazioni con fini più o meno commerciali.
La comunicazione può avvenire offline, come nel caso delle attività classiche di comunicazione quali la cartellonistica, i volantini, depliant, eventi, pubbliche relazioni, etc. Nel caso delle Digital Agency, invece, la comunicazione è totalmente online, con campagne di comunicazione che utilizzano canali come i social media, i blog, siti web e piattaforme, lo streaming oppure l’e-mail marketing. Se usiamo invece canali e mezzi diversi per uno stesso obiettivo possiamo parlare di comunicazione integrata. Per fare un esempio: gli ormai famosissimi social media manager, lavoro spesso bistrattato e la cui complessità viene sottovalutata, fanno parte dell’organico di una agenzia di comunicazione digitale.
Detto questo è facile chiedersi se sia sempre tutto advertisement per questo tipo di agenzie? No, spesso la collaborazione avviene tra l’agenzia e istituzioni, fondazioni, associazioni no profit e altre realtà attive nel settore culturale e sociale e che devono comunicare progetti, istanze o novità non commerciali.
I soggetti non profit diventano i clienti dell’agenzia, stretti da un rapporto commerciali, s’intende, ma lo scopo ultimo della comunicazione in questo caso non è business. Le agenzie di comunicazione lavorano per un universo variegato di soggetti, rispondendo a diversi tipi di necessità. Oltre alle realtà sopracitate del settore non profit, le agenzie lavorano anche per persone singole e ovviamente per le imprese. Per esempio, possono aiutare i professionisti, i politici o gli artisti a creare o rafforzare la loro personal branding; oppure nel caso di una società lavorano per potenziarne la brand identity.
Quando il focus è prettamente legato al mondo della promozione parliamo spesso di agenzie di pubblicità o agenzie pubblicitarie, frutto di un processo di evoluzione dagli anni Ottanta ad oggi che le ha portate, in base alle esigenze, a integrare nuovi saperi e spesso confondersi con le agenzie di comunicazione. Le agenzie pubblicitarie curano ogni lato della pubblicità per aziende e persone, dallo storytelling corporate alla creatività, acquisto e vendita di spazi pubblicitari e in alcuni casi anche un’analisi dei dati post-campagna. Se gli spazi pubblicitari vengono comprati, pianificati, venduti ma manca tutta la parte creativa, parliamo allora di centro media o media agency. Questa realtà può avere natura totalmente digitale, in parte o non averne affatto.
Agenzia di Management: cos’è e cosa non è
Quando si parla di una agenzia di management invece, si intende un’impresa che si occupa della gestione di un talento sotto diversi punti di vista: cura le loro attività commerciali, il marketing, la parte amministrativa e burocratica, e infine si occupa della sua promozione.
L’agente cura in ogni minimo dettaglio la vita creativa e la carriera del talento, che viene indirizzato su possibili opportunità di lavoro scelte e scovate dall’agente. L’agenzia di management lavora con tutti i soggetti del mondo artistico e creativo: cantanti, band, scrittori, personalità del mondo dello spettacolo più varie, content creator, modelli, influencer e gamer.
Spesso si differenziano per il tipo di talenti che hanno in squadra: agenzie di attori, agenzie di moda, artist management, agenzia di rappresentanza e consulenza artistica. Operano su vecchi e nuovi media a seconda del focus dell’agenzia.
Talent Factory: terra nuova piena di potenzialità
In questo incredibile groviglio di definizioni e situazioni, da qualche anno si sta facendo strada una nuova entità, ibrida, che permette di adattare le esigenze dei nuovi talenti del mondo digitale ad un mercato in continuo cambiamento. Quella che viene definita una Talent Factory: un laboratorio dove i content creator e i talent collaborano con i professionisti presenti nell’agenzia per raggiungere obiettivi comuni. La cooperazione punta a creare opportunità con possibili clienti e aziende, trovando per tutti gli attori coinvolti le migliori occasioni di contatto e sinergia.
Un nuovo modo di lavorare che mette in cantina il rapporto verticale delle agenzie di management “classiche” ma che punta ad un lavoro reticolare, incentrato sulla relazione e sul lavoro di team tra Factory e Talent per raggiungere insieme risultati sempre migliori. La crescita e i risultati sono condivisi, in un trait d’union tra una varietà eterogenea di professionisti del settore e talenti creativi con un progetto ben definito. La Talent Factory è fondata perciò sulla partnership, dove il motto principale è “l’unione fa la forza”.
Dove attraccare?
Dopo questa nostra immersione nei mari profondi delle agenzie, abbiamo capito che l’ago della bussola punta lì dove abbiamo il nostro obiettivo. Le agenzie in questi anni sono mutate per adattarsi alle esigenze del mercato e di una serie di nuove figure attive nell’universo digitale che prima erano sconosciute. È cambiato anche il modo di porsi rispetto alla comunicazione di se stesso e del proprio prodotto o contenuto: si punta a un rapporto orizzontale incentrato sul dialogo e sulla partecipazione alle operations; preferendolo a un rapporto verticale dove spesso non ci si sente soli e in balia delle onde.