A Facebook arriva l’accusa diretta di censura da parte dei promotori del convegno No Green Pass

Tra i nomi noti che hanno promosso l'evento di ieri a Torino - e che hanno lanciato l'accusa di censura del convegno No Green Pass a Facebook - figurano Cacciari, Agamben e Schilirò

09/12/2021 di Ilaria Roncone

Nella giornata di ieri a Torino si è svolto un evento di dieci ore circa durante il quale si sono alternati al microfono filosofi, giornalisti, studenti e magistrati per avvalorare la posizione No Green Pass. Lo scopo era quello di sancire la nascita della cosiddetta “Commissione Dubbio e Precauzione” e l’intervento è stato registrato e caricato su Youtube nella sua intera durata. A parlare sono stati, tra gli altri, Carlo Freccero – ex direttore di Rai 2 -, i filosofi Giorgio Agamben e Massimo Cacciari, il giurista Ugo Mattei. Un totale di 58 interventi che puntano ad essere gli Stati Generali dei No Green Pass così da far assumere credibilità istituzionale agli scettici sui vaccini e su tutto quello che riguarda la pandemia. Tra le altre cose, è stata mossa un’accusa diretta di censura Facebook convegno No Green Pass.

LEGGI ANCHE >>> Il car sharing dei no green pass organizzato sui gruppi Telegram

L’accusa di censura Facebook convegno No Green Pass

Durante la diretta sono circa 3 mila le persone che si sono collegate contemporaneamente. Secondo chi ha organizzato l’evento la diretta – pubblicata sulla pagina Generazioni future – non è visibile né condivisibile su Facebook. Nella giornata di ieri, secondo quanto scrive Open, la diretta non era effettivamente visibile ma alcuni video dell’evento lo erano. Andando a controllare oggi, la pagina risulta inaccessibile con il seguente messaggio: «Questo contenuto non è al momento disponibile. In questi casi, generalmente significa che il proprietario ha condiviso il contenuto solo con un gruppo ristretto di persone, ha modificato chi può vederlo oppure lo ha eliminato».

L’accusa a Facebook arriva per iscritto e in maniera diretta: «Per non meglio precisate ragioni l’algoritmo di Facebook ha deciso di rendere il convegno odierno “invisibile” ai suoi utenti. In una comunità politica, in cui larga parte dello spazio pubblico è occupato dagli scambi di opinioni sui social, tale censura è a dir poco allarmante. Ciò che questa vicenda mostra in modo lampante è il potere immenso di queste piattaforme e la loro capacità di influenzare l’esercizio di quei diritti che sono alla base delle società democratiche: uno su tutti, la libertà di espressione».

Oltre all’accusa parlano anche della soluzione (secondo loro): a collettivizzazione di Facebook, ovvero cominciare a considerare Internet «come un commons, uno spazio relazionale condiviso e comune». In particolare, Facebook « è diventato una parte fondamentale della nostra infrastruttura: dovremmo trattarlo come tale. Ed è irresponsabile consegnare a qualsiasi azienda o soggetto privato la responsabilità di stabilire le regole che disciplinano i discorsi per l’intera società». Abbiamo provato a contattare Facebook per capire che cosa sia effettivamente successo e, come ci è stato riferito, Meta non ha rilasciato alcun commento in merito.

Share this article
TAGS