Abbonamento a Twitter: chi potrebbe dover pagare un dollaro e perché?

La mossa di Elon Musk che sembra l'ennesimo (disperato) tentativo di racimolare soldi sembra nascere da motivazioni diverse

20/10/2023 di Ilaria Roncone

Elon Musk vuole mettere Twitter a pagamento. O, almeno, testare Twitter a pagamento. Questo è quello che è emerso da diverse fonti – tra cui Reuters – è che Musk sperimenterà, a partire dagli utenti di Nuova Zelanda e Cina, la formula abbonamento Twitter (ora X) per un dollaro all’anno. Come dovrebbe funzionare e quali sembrano essere, a ben guardare questa e altre mosse, gli intenti di Elon Musk?

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Abbonamento Twitter a un dollaro: la sperimentazione di Musk

Come funzionerà questo abbonamento e chi dovrà pagare questa piccolissima (talmente piccola da sembrare quasi una richiesta di elemosina, a ben guardare) cifra per utilizzare Twitter? La formula in fase di sperimentazione prevede per i nuovi iscritti (e, almeno per ora, solo per loro) nei due Paesi test l’obbligo di pagare un dollaro per poter interagire su Twitter, ovvero mettere mi piace, scrivere post, commentare, ripubblicare e aggiungere segnalibri.

Esiste la possibilità di iscriversi senza pagare ma, in questo caso, ci si dovrebbe ritrovare impossibilitati nel fare altro che non sia consultare e leggere quello che scrivono gli altri, vedere video e seguire account. Non è dato sapere quando “Not a bot” – questo il nome del progetto annunciato il 17 ottobre – sarà effettivamente attivo.

Che senso ha questo abbonamento?

Ricapitoliamo, innanzitutto, le più recenti dichiarazioni e mosse del patron di Tesla. Già durante il colloquio con Netanyahu avuto a settembre, Elon Musk ha manifestato l’intenzione di estendere il pagamento di Twitter anche agli utenti che non pagano per X Premium. In quell’occasione era già stata manifestate apertamente l’intenzione: X, ha affermato, «si sta muovendo per avere un piccolo pagamento mensile per l’utilizzo del sistema» poiché sarebbe «l’unico modo che mi viene in mente per combattere vasti eserciti di bot».

Proprio in questa direzione, considerato il anche il nome “Not a bot”, va la scelta di chiedere un dollaro ai nuovi iscritti. A inizio ottobre, inoltre, sempre Reuters aveva riportato quanto detto dall’ad di X Linda Yaccarino ai rappresentanti degli istituti di credito della società: l’intenzione dell’azienda sarebbe quella di proporre tre diversi piani di abbonamento che differiscono tra loro non solo per la tariffa ma anche per il numero di annunci pubblicitari che vengono mostrati all’utente.

In riferimento a “Not a bot” dall’azienda hanno fatto sapere che l’intento è quello di «rafforzare gli sforzi già riusciti per ridurre lo spam, la manipolazione della nostra piattaforma e l’attività dei bot, bilanciando al tempo stesso l’accessibilità della piattaforma con il piccolo importo della tariffa». Non si tratterebbe, quindi, tanto di uno strumento per ottenere dei profitti concreti – visto la cifra piccolissima domandata – quanto di un modo per fare un controllo all’ingresso.

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