Terremoto nel Centro Italia: le prime scosse non abbattono chiesa dell’800. Non viene messa in sicurezza e crolla

Dopo un fatto del genere il ministro dei Beni Culturali si dovrebbe dimettere. Nel 2008, dopo il crollo di un muro a Pompei per Sandro Bondi del Pdl si pretesero e arrivarono le dimissioni. Per Dario Franceschini invece non bastano i muri crollati a Pompei, 3 in 3 giorni nel 2014, tanto da far intervenire l’Unesco. E oggi il ministro non fa una piega neanche quando crolla una chiesetta dal valore inestimabile.

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IL SEGRETO DELLA CHIESA DI SANTA MARIA IN PANTANO DI MONTEGALLO

Siamo nelle Marche, è il 24 agosto 2016, e una violenta scossa di terremoto di magnitudo 6.0 devasta alcune cittadine del Centro Italia. Sappiamo tutti come è andata. Pochi però conoscono una chiesetta dell’ ‘800 dopo Cristo (qualcun altro la data al 1039) tra boschi e sentieri, in mezzo al nulla, che resiste con pochi danni. È Santa Maria in Pantano, nel Comune di Montegallo, Ascoli Piceno, un gioiellino sotto i monti Sibillini con diversi affreschi di pregio del 1600 e una campana del 1400. La chiamano tutti Chiesa delle Sibille, perché ha sulle pareti laterali interne raffigurate proprio le Sibille, antiche sacerdotesse che predicevano il futuro, capaci di fare da intermediare tra Dio e gli uomini. Un patrimonio culturale inestimabile tramandato per generazioni in quelle terre, una delle più antiche chiese del Piceno.

CHIESA DI MONTEGALLO, SFOGLIA LA GALLERY

Santa Maria in Pantano aveva già resistito al terribile terremoto del 1997 che colpì Umbria e Marche, allo sciame sismico de L’Aquila del 2009 e al sisma del 24 agosto 2016. Ma dopo l’ultima scossa lo sciame è continuato ad alta intensità. Il buon senso avrebbe fatto pensare alla messa in sicurezza dell’edificio, puntellandolo, anche perché si tratta di una struttura di grande pregio, non di una stalla. Ma nessuno muove un dito. Né il sindaco di Montegallo, Sergio Fabiani, né il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, né il supercommissario Vasco Errani o il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini.

CHIESA DI MONTEGALLO, L’ALLARME

Addirittura il 24 ottobre 2016 quelli del Movimento 5 Stelle lanciano l’allarme sulla pagina beppegrillo.it, postando un video della chiesetta ancora integra: «Si può vedere come l’intervento compiuto fino ad ora per tutelare questo bene di pregio culturale e antropologico sia assolutamente superficiale e insufficiente: un telo di copertura e qualche corda legata alla meno peggio: nient’altro. E questa è la normalità. Quei territori invece dovrebbero brulicare di mezzi, esperti, squadre che si alternano a ritmo sostenuto tra messa in sicurezza, abbattimento e ricostruzione». Passano 48 ore, dopo quasi 60 giorni di sciame sismico quotidiano, e arriva prima una scossa magnitudo 5.9. Poi quella di 6.5 del 30 ottobre. Santa Maria in Pantano si sbriciola al suolo.

Giacomo Manni, architetto esperto innamorato del territorio e consigliere comunale dei 5 Stelle di Ascoli Piceno è avvilito: «Sarebbero bastate 20mila o 30mila euro per la messa in sicurezza e 80mila euro per i lavori definitivi. Ora ci vorranno milioni e non sappiamo quanto si riuscirà a recuperare».

Ma la storia di Santa Maria in Pantano non esce dagli ambiti locali e nessun giornale o tv nazionale vi dedica una riga. Quindi non esiste. Tutti i responsabili della mancata messa in sicurezza possono stare tranquilli. E con le rovine a terra, come nelle migliori commedie dell’assurdo, appaiono anche le impalcature a sorreggere gli ultimi muri. Come a dire: «Abbiamo fatto qualcosa!»

CHIESA DI MONTEGALLO, COSA SUCCEDE ORA?

Il consigliere regionale Peppe Giorgini, sempre dei 5 Stelle, si arrabbia e interroga la Regione Marche. Il governatore Luca Ceriscioli risponde che i sindaci potevano mettere in sicurezza le opere e che la Regione avrebbe rimborsato tutto, ma col rischio di essere indagati per l’intervento, vista la mancanza di autorizzazione necessaria. Ammette, tuttavia, che è vero anche il contrario perché rischiavano di essere indagati anche non facendo nulla. Tutto e l’opposto. Facendo capire che c’è stato un problema di comunicazione tra enti.

Ma cosa ha impedito allo Stato di mettere in sicurezza la chiesetta e non farla perdere all’umanità? Non si sa. Eppure il sindaco di Montegallo Fabiani, il governatore Ceriscioli, il supercommissario Vasco Errani e il ministro Franceschini erano tutti dello stesso partito, il Pd. Possibile che non siano riusciti a comunicare fra loro? Il ministro Franceschini poi, con i suoi poteri superiori, poteva intervenire in qualsiasi momento e doveva farlo anche perché la Soprintendenza locale è a conoscenza in tempo reale dello stato delle opere sul territorio. Ma non ha fatto nulla.

Oggi, a distanza di 10 mesi dal crollo definitivo, è ancora tutto sepolto sotto le macerie e con le impalcature dei puntelli bene in vista. Ma la storia del crollo di Santa Maria in Pantano non sembra un grande problema. Non è infatti uscita dalle mura di Ascoli Piceno. Quindi zero contraccolpi. Altro che dimissioni. Né il sindaco, né il governatore, né il ministro ci pensano neppure. Anche se qualcuno dovrebbe chiedergliele.

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