Il caso Zhang Zhan e l’allergia alla libertà di stampa (e non solo) della Cina

La citizen-journalist aveva raccontato, attraverso il suo blog, le prime fasi della pandemia. Ora è stata condannata a quattro anni di reclusione

28/12/2020 di Enzo Boldi

La pandemia ha portato al pettine i nodi della libertà. Un concetto di cui spesso si abusa nella dialettica quotidiana, con paragoni che spesso sono privi di senso. Ma quel che è accaduto, sta accadendo e (probabilmente) continuerà ad accadere in Cina è il sintomo di un regime che non vuole conoscere (e non vuole far conoscere) alternative alla comunicazione ufficiale di Stato. E così l’ex avvocato e giornalista Zhang Zhan è stata condannata dal tribunale di Shangai a quattro anni di reclusione. La sua colpa? Aver raccontato (in forma critica) la pandemia di Covid a Wuhan offrendo spunti (poi tristemente confermati dagli eventi) di riflessione che superavano i silenzi del potere centrale.

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Neanche gli eventi e le verità che si sono palesate nel corso del tempo, dunque, hanno spino i giudici tribunale di Shangai a prendere una decisione differente. Insomma, la Cina continua ad avere – come già evidenziato dai fatti di Hong Kong – una vera e propria reazione allergica al giornalismo non allineato. E il caso Zhang Zhan rischia di non essere l’unico dato che dal mesi di febbraio di altri tre blogger cinesi (Chen Qiushi, Fang Bin e Li Zehua) che avevano raccontato un’altra verità sull’epidemia (poi divenuta pandemia) si sono perse le tracce.

Zhang Zhan e i problemi della Cina con la libertà

Blog non ufficiali che fanno parte del cosiddetto mondo del Citizen Journalism (giornalismo partecipativo) che hanno raccontato realtà differenti rispetto alla realtà raccontata dai media controllati dal regime cinese (cioè tutti quelli finali). Nello specifico, Zhang Zhan è stata condannata dal tribunale di Shangai per alcuni suoi video (su piattaforme social come WeChat, Twitter e Youtube) in cui raccontava di ospedali pieni e forni crematori affollati di cadaveri. Informazioni che, secondo i giudici del tribunale di Shangai, erano e sono false.

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