Zangrillo dice che ci sono «sciacalli che sparano cazzate in tv»

Mentre è una "figata" salvare vite umane

21/12/2020 di Gianmichele Laino

Se non fosse che, per larghi tratti della pandemia, il primario del San Raffaele Alberto Zangrillo fosse stato sempre in televisione, potremmo quasi leggere la sua come una critica ai medici che, invece di prestare la propria opera in corsia, vanno a pontificare sul Coronavirus nei principali talk show italiani. Ma Zangrillo, fino a qualche settimana fa – quando ha lanciato la promessa di non andare più in televisione – era molto spesso ospite di trasmissioni televisive. Eppure oggi si parla di un tweet su Zangrillo e cazzate in tv perché il primario del San Raffaele ha espresso una posizione piuttosto decisa sui social media, altro luogo che il medico ama frequentare particolarmente (e che poi non è così diverso dalla televisione, anzi).

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Zangrillo e cazzate in tv, il contenuto del suo tweet

Il primario del San Raffaele, la struttura privata di Milano che – sin dall’inizio della pandemia – è stata protagonista in diversi discorsi legati al coronavirus in Italia (a partire dalle iniziative benefiche che hanno consentito di aumentare i posti letto in terapia intensiva), ha voluto rispondere a un tweet di una utente che, evidentemente, stava segnalando i miglioramenti di una paziente curata proprio dall’équipe di Zangrillo. La donna ha scritto: «Cristina finalmente vede la luce in fondo al tunnel. È lunga. Ma si vede la luce. Grazie Alberto Zangrillo. Sei sempre il migliore di tutti. Il tuo coraggio, la tua preparazione e la tua lucida follia siano di insegnamento per tutti noi. Sempre!».

La critica di Zangrillo

La risposta del primario è stata condita dalla perla della differenza tra chi salva vite umane e tra chi va a dire “cazzate in tv”: «Grazie cari amici. Grazie al mio splendido gruppo. Che figata salvare vite umane mentre gli sciacalli che non hanno mai tenuto la mano a un malato sparano cazzate in televisione». Secondo Zangrillo, infatti, quelli che vanno in televisione altro non sono che sciacalli che non hanno mai tenuto la mano a un malato e, quindi, sottintende che le loro prestazioni in corsia non siano state così frequenti come, invece, lasciano immaginare in televisione.

Una critica a chi, di quella professione, preferisce le telecamere ai letti d’ospedale. Una sorta di conversione sulla va di Damasco, dopo che – dal maggio 2020 (quando andò ad annunciare a Lucia Annunziata che il virus clinicamente non esisteva più) – la presenza di Zangrillo aveva avuto una sorta di esclalation nelle varie reti televisive. Fino ad arrivare alla scelta di non andare più in tv, fino ad arrivare a questo tweet.

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