La storia della campagna contro Facebook degli attivisti pro-Palestina

Si tratterebbe di un vero e proprio boicottaggio ai danni di Facebook con punteggi bassi assegnati alle app per la presunta censura dei contenuto pro-Palestina

24/05/2021 di Ilaria Roncone

Alcuni media statunitensi – tra i quali The Verge e NBC – hanno riportato di una campagna di boicottaggio di alcuni attivisti pro-Palestina ai danni di Facebook. Con il cessate il fuoco entrato in vigore alle 2 ora locale del 21 maggio il conflitto tra Palestina e Israele vede – per ora – una tregua in atto, almeno sul campo fisico. In rete si continuano a vedere le conseguenze e già nelle scorse settimane Facebook, Twitter e altri social erano stati accusati di censurare la voce dei palestinesi evitando di dare visibilità a #FreePalestine o #GazaUnderAttack. L’accusa è grave e – secondo quanto si riesce a ricostruire – sarebbe in atto una vera e propria campagna di boicottaggio con voti negativi Facebook nella sua versione app sia sullo store Apple che su quello di Google da parte dei sostenitori dei palestinesi.

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Attivisti pro-Palestina e voti negativi Facebook

Si tratterebbe di una vera e propria campagna coordinata quella degli attivisti filo-palestinesi contro Facebook. Una protesta, in sostanza, che mira a danneggiare il rating dell’applicazione – le stelline che vengono assegnate dagli utenti che valutano il funzionamento – sui principali store che ne permettono la distribuzione sugli smartphone. Ci sono una serie di account che invitano – come si vede nel tweet qui sopra – a lasciare una stella per valutare l’applicazione. L’azione coordinata sembrerebbe funzionare, con la media dei voti a Facebook scesa da più di 4 su 4 stelle a 2,3 sull’App Store e a 2,4 su 5 sul Google Store. Molti dei commenti che giustificano il voto menzionano la presunta azione di oscuramento dei contenuti a favore della Palestina operata dal colosso.

La reazione di Facebook

Intanto da Facebook si apprende che la situazione viene trattata con molta accortezza e considerata grave, classificata – nello specifico – come SEV1 (ovvero”gravità 1″, che ha priorità alta). «La fiducia degli utenti sta diminuendo notevolmente con le recenti escalation tra Israele e Palestina – fa sapere un ingegnere informatico in un post sulla bacheca interna all’azienda – I nostri utenti sono arrabbiati per come abbiamo gestito la situazione. Gli utenti si sentono censurati e pensano che la distribuzione dei loro contenuti sia limitata e di essere messi a tacere apposta». A partire da questo, appunto, «i nostri utenti hanno iniziato a protestare lasciando recensioni a 1 stella».

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