Le parole sono importanti: perché è sbagliato parlare di «virus inglese»

Quello individuato nel Regno Unito non è altro che una variante del Sars-CoV-2. Geolocalizzarla è un esercizio dialettico inutile

21/12/2020 di Enzo Boldi

La sintesi giornalista (e titolistica) a volte genera veri e propri trending topic comunicativi che, però, si basano su fondamenta errate. Ed è il caso del «virus inglese» con cui si apre oggi, in taglio alto, la prima pagina del quotidiano La Repubblica. Una scelta che non ha trovato sponda sugli altri quotidiani che hanno deciso di trattare questo argomento nella propria prima pagina: da Il Corriere della Sera a La Stampa, passando per tutto il resto dell’edicola, ci si è fermati a una più sobria definizione di «variante inglese», visto che lì è stata individuata questa mutazione del Coronavirus che ha messo in allarme tutta l’Europa.

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Parlare di virus inglese, come fatto oggi in prima pagina da La Repubblica, può sembrare concettualmente giusto, ma si cade nell’errore commesso da Trump lungo tutta la sua infinita campagna elettorale per le Presidenziali Usa, quando tra Twitter e comizi (pre e post contagio) ha parlato di China Virus, ovvero «virus cinese». Per questo motivo questa prima pagina è errata.

Virus inglese, l’errore nella definizione geografica

Se già il New York Times ha dovuto dare una spiegazione molto più razionale rispetto a quel che è stato narrato per tutta la giornata di domenica 20 dicembre dalle testate italiane, occorre anche una rimodulazione del tipo di linguaggio utilizzato. Virus inglese è una definizione priva di senso, sia formale che concreto. Occorre sottolineare, infatti, che quella individuata in Gran Bretagna (e isolata anche allo Spallanzani di Roma su una donna dopo i primi controlli) sia una mutazione. Cosa vuol dire? Che si tratta di uno stesso virus che, per sua natura, muta per adattarsi al mondo che lo circonda. Dal punto di vista formale, poi, geolocarizzare un virus (random, senza un’analisi approfondita) è del tutto fuori luogo e genera solamente confusione tra i lettori.

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