Non bastano i video su TikTok per gettare allarmismo su «un virus sconosciuto a Gallipoli»

Una serie di video virali sulla piattaforma sta facendo discutere. Ma nessuna delle ipotesi prospettata al momento è confermata

08/08/2022 di Redazione

Contenuti virali, presi un po’ troppo alla lettera. Su TikTok stanno circolando una serie di video con delle caption che non lasciano troppo spazio all’immaginazione. Quando vai a Gallipoli e ti prendi un virus che non è Covid. POV: Vai a Gallipoli e ti prendi un virus ma non è Covid. Sei da 4 giorni a Gallipoli e avete tutti quanti febbre, tosse e mal di testa. Sta succedendo qualcosa a Gallipoli o si tratta soltanto del consueto fenomeno di amplificazione causato da una dipendenza eccessiva dai social network e da un eccessivo credito che si dà a video su TikTok? Esiste davvero un virus a Gallipoli? Analizziamo la questione in maniera oggettiva e senza nessun tipo di allarmismo.

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Virus a Gallipoli e la “tendenza” che si sta diffondendo su TikTok

C’è chi sta prendendo la cosa con ironia:

@michelecarella Spero di non sbagliarmi..!😂 #perte #gallipoli #pag ♬ suono originale – Michele Carella

Ma c’è anche chi continua a usare gli hashtag #gallipoli e #virus dando soltanto sporadiche informazioni su quello che sta accadendo, quasi a voler cavalcare una sorta di trend:

@_paolamatera So che non sono l’unica #gallipoli #sonopaolamatera ♬ Originalton – Baskhan

Questi sono solo alcuni esempi, ma video simili sono diffusissimi sulla piattaforma. Dobbiamo considerare una cosa: chi gira video per pubblicarli su TikTok è sempre alla ricerca della più alta visibilità. Di conseguenza, l’utilizzo di hashtag e il fatto di cavalcare discussioni molto commentate amplifica spesso la portata di queste ultime. È un po’ quello che succede con il meccanismo delle cosiddette “challenge”, di cui spesso vi abbiamo parlato: in realtà, pochi contenuti di questo genere circolano, vengono ripresi dai media mainstream e a questi stessi contenuti si applica l’etichetta di challenge su TikTok. In realtà, solitamente, i fenomeni sono molto più circoscritti di quanto possa sembrare.

L’altro aspetto – anticipato a inizio pezzo – è quello di attribuire alle testimonianze che arrivano da TikTok un grado di attendibilità troppo alto rispetto a quella che, invece, dovrebbe essere una operazione giornalistica. Mancano, a questo proposito, delle fonti che indichino come i casi di Gallipoli possano essere collegati effettivamente a un nuovo virus. Non ci sono dichiarazioni delle autorità sanitarie, né si riscontra – rispetto al periodo – un aumento preoccupante delle casistiche di cui stiamo parlando.

Alcune fonti di stampa hanno parlato dell’escherichia coli (i cui livelli erano stati rilevati come più alti della norma nel mare davanti alla Riviera Romagnola): l’assunto è che le correnti abbiano fatto spostare escherichia coli più a sud, provocando questi presunti casi. Ma anche da questo punto di vista non ci sono riscontri: recentemente, in Salento, Legambiente ha raccolto dei campioni da analizzare tra l’11 e il 13 luglio (meno di un mese fa) in 29 punti di monitoraggio. Nel corso della presentazione dei dati di monitoraggio dell’associazione ambientalista non erano stati riscontrati punti critici.

Occorre, dunque, ridurre l’allarmismo e attendere delle indicazioni ufficiali prima di diffondere messaggi preoccupanti rispetto a quello che, addirittura, alcuni hanno definito come un “virus sconosciuto a Gallipoli”. Non c’è nessun effetto mercato di Wuhan: semplicemente bisogna stare attenti al grado di credibilità che si attribuisce ai video sui social network.

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