Facebook sa della dipendenza generata negli utenti ma ha sciolto il team che se ne occupava nel 2019

Un altro pezzo dell'inchiesta del Wall Street Journal che riporta i documenti forniti da Haugen occupandosi, stavolta, dell'uso problematico di Facebook

07/11/2021 di Ilaria Roncone

Altro giro, ulteriore rivelazione. Stavolta il Wall Street Journal – in possesso di una serie di documenti forniti dall’ormai nota whistleblower di Facebook Frances Haugen, che ha anche testimoniato davanti alle autorità sia in Usa che nel Regno Unito – si è concentrato sull’utilizzo di Facebook. Dai documenti trapelati, infatti, emerge come la piattaforma fosse consapevole dell’«uso problematico» Facebook di 1 utente su 8, segnalato da un team dedicato che si occupava del benessere degli utenti e che è stato sciolto nel 2019.

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L’«uso problematico» Facebook e team di competenza sciolto

Quando si parla di uso problematico Facebook si fa riferimento alla più nota «dipendenza da Internet», come sottolinea il Wall Street Journal, che Facebook avrebbe identificato – secondo i documenti – in 1 utente su 8. Un utilizzo compulsivo che – sostanzialmente – arrivava a interferire con sonno, lavoro e relazioni sociali. A evidenziare la questione proponendo soluzioni concrete per frenare l’uso problematico di Facebook e dei social in generale c’era un team focalizzato sul benessere degli utenti. Alcune di queste indicazioni sono state messe in atto finché, nel 2019, il team è stato chiuso – riporta il quotidiano -.

Per Facebook la ricerca è stata travisata

Come è accaduto già più di una volta con le rivelazioni fatte in passato, Facebook – ora Meta – ha smentito la veridicità di quanto sostenuto dal WSJ tramite un post sul suo blog. Firmato da un vicepresidente della ricerca per Meta, Pratiti Raychoudhury, nel post si legge che l’azienda «è stata impegnata e di supporto durante il nostro sforzo pluriennale per capire meglio e consentire alle persone che utilizzano i nostri servizi di gestire l’uso problematico». E se ne starebbe ancora occupando, considerato che si tratta di un lavoro svolto in più anni.

Si sottolinea, inoltre, come «l’uso problematico non equivale alla dipendenza» su Facebook, che comunque prevede «feature per aiutare le persone a gestire le loro esperienze sulle nostre app e servizi». Un altro nodo da sciogliere con una collaborazione tra la società e le istituzioni che, ora più che mai, deve essere volta al benessere degli utenti al di sopra del guadagno di Meta.

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