Quale direzione sta prendendo l’UE nel contrasto alla disinformazione?

L'Ue si sta coordinando in maniera sempre più strutturata l'azione contro la disinformazione nei paesi membri

20/03/2022 di Ilaria Roncone

Ue contro disinformazione: si tratta di una priorità per l’Unione Europea diventata pressante durante la pandemia e che ha assunto un’importanza ancor più decisiva nel corso del conflitto che è iniziato in Ucraina. L’Europa come istituzione punta moltissimo sul contrasto alle fake news che, tra le altre cose, opera in tempo reale quotidianamente nell’ambito della guerra cominciata dalla Russia in Ucraina. EUvsDisinfo è un progetto ad opera della task force East StratCom del Servizio europeo per l’azione esterna che si occupa – dal 2015 – di contrastare nel miglior modo possibile le campagne di disinformazione della Federazione Russa che riguardano l’Unione Europea e i paesi confinanti.

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Ue contro disinformazione, l’evoluzione del Cod of Practice on Disinformation

La disinformazione è un problema rispetto al quale i cittadini europei sono consapevoli: basti pensare che l’83% dei cittadini considera le fake news un problema che mina seriamente le democrazie. L’intervento pratico dell’Unione mira a coinvolgere sempre più agenti consapevoli tra cittadini, piattaforme e esperti di settore che possano contribuire a ripulire la rete e il mondo dell’informazione.

In particolare l’Ue sta lavorando in maniera costante per far progredire il Code of Practice on Disinformation, un codice di condotta concordato da piattaforme online, principali social network, inserzionisti e industria pubblicitaria per agire insieme contro la diffusione della disinformazione. Si tratta della prima volta al mondo in cui, su base volontaria, l’industria sta decidendo degli standard di autoregolamentazione contro le fake news. Gli obiettivi da raggiungere sono stati presentati dalla Commissione nell’aprile del 2018 e vanno dalla trasparenza nella pubblicità politica alla chiusura degli account falsi passando per l’impedire la monetizzazione a chi diffonde disinformazione.

Fanno parte del Code of Practice, avendo aderito al documento firmandolo, Facebook, Google e Twitter tra i social network. Anche Mozila e Microsoft ne fanno parte e TikTok è entrato a far parte del sistema di regolamentazione a giugno 2020. Quello a cui si punta è la creazione di uno strumento di coregolamentazione così come delineato nel Digital Services Act (la legge sui servizi digitali).

La revisione continua del Code of Practice e l’allargamento della collaborazione con sempre più fact checkers, ricercatori, testate e organizzazione che forniscono tools utili allo scopo porta la rete a ingrandirsi e a diventare sempre più efficiente. La direzione presa è quella di creare definizione precise dei fenomeni e regolamentarli in modo dettagliato e puntuale così da creare un riferimento preciso per combattere la disinformazione nel futuro.

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