Twitter ha sospeso temporaneamente l’account di Libero
Soltanto dopo aver premuto il tasto "accetta" il profilo viene mostrato
11/01/2021 di Gianmichele Laino
«L’avviso qui presente ti viene mostrato poiché l’account in questione ha eseguito delle attività sospette. Vuoi davvero proseguire?» – è questo il messaggio che compare su Twitter, quando si arriva – attraverso la barra delle ricerche – sul profilo del quotidiano Libero, diretto da Pietro Senaldi, di cui Vittorio Feltri è editorialista. A quanto pare, Twitter sospende Libero, limitatamente all’account della testata giornalistica italiana, seguita da quasi 200mila persone.
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Twitter sospende Libero, cosa è successo
Una delle giornaliste della testata, Azzurra Barbuto, ha commentato così – sempre via Twitter – quanto accaduto: «Limitato l’account di Libero. La censura si allarga velocemente ai giornali che non si assoggettano al pensiero unico. Democrazia è pluralismo di voci, non intolleranza nei confronti delle voci avverse. Non stanno colpendo Libero, stanno minando le fondamenta della democrazia».
Al momento, non si tratta di un vero e proprio ban di Twitter nei confronti di Libero, come quello riservato all’account personale di Donald Trump per intenderci: sebbene l’account non sia visibile, infatti, è comunque possibile per gli utenti visualizzare la sua timeline cliccando sul tasto di accettazione che prevede l’opzione di mostrare il profilo. Polemica anche Giorgia Meloni, che sembra far riferimento proprio alla sospensione temporanea di Libero: «Voltaire reinterpretato dalla sinistra dei giorni nostri: “Non sono d’accordo con quello che dici e combatterò fino a farti sparire perché tu non possa dirlo”».
Voltaire reinterpretato dalla sinistra dei giorni nostri:
“Non sono d’accordo con quello che dici e combatterò fino a farti sparire perché tu non possa dirlo”— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) January 11, 2021
L’azione di sospensione, apparentemente, sembra rientrare nelle restrizioni maggiori messe in atto – per policy – dal social network di Jack Dorsey a partire dall’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio.