Non era Trump ma JFK travestito: il nuovo complotto di QAnon che fa un baffo a Don’t look up

Una teoria davvero assurda riguardo all'ultima apparizione pubblica dell'ex presidente in un comizio in Arizona

18/01/2022 di Redazione

Il culto di John Fitzgerald Kennedy e di QAnon si interseca nella figura di Protzman, o Negative48 se preferite. È lui, uno dei più influenti predicatori tra i complottisti americani, a farsi portavoce di una assurda teoria del complotto che sta circolando in questi giorni nelle chat sovraniste americane. Secondo questa teoria, Donald Trump è Kennedy travestito. O meglio, lo era nel corso dell’ultima apparizione pubblica dell’ex presidente degli Stati Uniti, durante un comizio in Arizona per lanciare la corsa alla candidata al seggio di governatore Kari Lake. In base a quanto affermato su diversi social network, infatti, la figura comparsa sul palco del comizio in Arizona non sarebbe stata quella dell’ex presidente Donald Trump, ma quella di un redivivo JKF (che avrebbe oggi 104 anni) sotto mentite spoglie. La riprova? A un confronto di statura con Kari Lake sarebbe stato evidente che l’altezza di Trump non fosse conforme a quella dell’ex presidente: sarebbe stato più basso e questo sarebbe l’indizio fondamentale per dimostrare la teoria del complotto.

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Trump è Kennedy nell’ultimo comizio in Arizona

Protzman, l’influencer complottista, ha da tempo predetto ai suoi seguaci che John Fitzgerald Kennedy sarebbe tornato per riportare Donald Trump al potere. E nei giorni scorsi aveva preannunciato una novità clamorosa. Per questo aveva attraversato il Paese per essere presente all’ultima apparizione in pubblico dell’ex presidente degli Stati Uniti.

La portata di una teoria del genere – che, strano ma vero, ha conquistato diversi consensi tra i social network sovranisti – ha messo ancora una volta di più in evidenza come il clima da Don’t Look Up (il film che ha tra i protagonisti Leonardo Di Caprio e che rappresenta una tagliente satira della società americana dipendente dalla manipolazione delle bolle dei social network, diffidente rispetto all’informazione ufficiale e sempre più alla ricerca di complotti e dietrologie) sia ormai ben più profondo di quello che può emergere da una critica sociale. Ci sono diversi cittadini americani, che hanno diritto di voto, che ricoprono posti di responsabilità in aziende e istituzioni pubbliche, che prestano fede a queste dichiarazioni fatte, in maggior parte, per raccogliere consensi sui social network.

Il risultato, al momento, è che il gruppo di seguaci di questo Protzman sarà in stato di agitazione e continuerà a promuovere delle manifestazioni fino a quando Trump non tornerà al potere, con l’endorsement – magari – di JFK.

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