Così i QAnon aggirano le regole di Twitter per diffondere disinformazione

Nonostante il blocco imposto da Twitter dopo il 6 gennaio scorso, i complottisti continuano a veicolare i loro messaggi attraverso degli stratagemmi

07/01/2022 di Redazione

Certi complotti non finiscono. Fanno dei giri immensi e poi ritornano. QAnon è la teoria del complotto che ha caratterizzato tutta la presidenza di Donald Trump rendendo, tra le altre cose, complicatissima la transizione da Trump a Biden. Il caso del 6 gennaio 2021 – di cui ieri si è ricordato l’anniversario – è emblematico per molti aspetti di questa vicenda. Proprio il 6 gennaio, per QAnon, è stata una data spartiacque: da quel momento in poi i social network, compreso Twitter, hanno cercato di arginare nuove possibili teorie del complotto, sospendendo account e cancellando contenuti. Per evitare un nuovo assalto come quello a Capitol Hill. Secondo un recente studio di una docente associata dell’Università del Michigan, tuttavia, QAnon è risucita ad aggirare – attraverso alcuni stratagemmi – la moderazione di Twitter.

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QAnon aggira Twitter, gli stratagemmi utilizzati

A spiegare come funziona questa cosa, ci ha pensato, appunto, la docente Laura Dilley, che ha mostrato a Business Insider alcuni espedienti utilizzati dalla rete affiliata a QAnon per evitare ban degli account e cancellazione dei contenuti. Si tratta di semplici regole che la rete di account collegati alla teoria del complotto (la professoressa Dilley ne ha esaminata una molto numerosa, fatta da almeno 1500 account) metterebbe in atto per veicolare, via Twitter, questi suoi messaggi.

Principi base, come la sostituzione di account vietati con nuovi con nomi quasi identici, la comunicazione dei messaggi di QAnon tramite immagini (che risultano molto più difficili da tracciare e regolare rispetto ai testi dei tweet), l’utilizzo di hashtag e di frasi con piccole variazioni testuali per eludere i divieti automatici. Ovviamente, il tutto avveniva in maniera coordinata, in maniera tale da garantire una capillare diffusione dei messaggi e non si esclude un coinvolgimento della Russia in supporto a queste reti. Che non potevano nemmeno essere identificate come bot, dal momento che i loro messaggi erano pubblicati – sebbene in maniera coordinata – per sembrare delle esternazioni di utenti reali. Twitter, in seguito a queste rivelazioni, non ha rilasciato immediatamente una dichiarazione.

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