Trump gela i democratici: “Se perdo vediamo cosa succede”

Il presidente si rifiuta di dire che in caso di sconfitta il 3 novembre accetterà una pacifica transizione dei poteri

24/09/2020 di Redazione

Si complica la situazione negli Stati Uniti con la dinamica tra Trump e il voto che apre l’interrogativo sul fatto se il presidente accetterà l’eventuale sconfitta. Mercoledì infatti il presidente si è rifiutato di dire cosa farà se il 3 novembre dovesse perdere la sfida con Joe Biden.

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Trump e il voto, la mancata promesse di riconoscere l’esito delle elezioni

“Vedremo cosa succederà”. Questa la risposta di Trump alla domanda di un reporter se volesse garantire una pacifica transizione dei poteri in caso di sconfitta. Una frase che riapre i timori dei democratici sul rapporto tra Trump e il voto che rischia di far saltare uno dei capisaldi della democrazia americana. Un rifiuto, quello del presidente, che era già stato esplicitato prima delle elezioni del 2016, quando per mesi Trump aveva definito “truccato” il voto fino al giorno della sua vittoria. Frasi che fanno tornare alla mente anche le dichiarazioni delle scorse settimane in cui il presidente più volte ha ammiccato all’idea di essere presidente oltre i due termini da sempre simbolo della democrazia Usa. Il rifiuto di garantire un passaggio dei poteri pacifico e senza disordini ha scatenato polemiche e reazioni preoccupate da parte soprattutto di giornalisti e commentatori, molti dei quali hanno definito la riposta di Trump, “la più preoccupante mai sentita negli ultimi anni di storia degli Stati Uniti”. Soprattutto alla luce della situazione di forte tensione sociale e politica che si respira già in varie città americane.

Trump e il voto, la crociata contro il voto per posta

 Il controverso rapporto tra Trump e il voto e la sua riluttanza a garantire una transizione pacifica dei poteri in caso di sconfitta è rappresentata principalmente dalla sua ossessione per la questione del voto via posta, che anche oggi Trump ha ribadito che, secondo lui, è una truffa e “un disastro”. Dichiarazioni totalmente senza prove, ma che hanno permesso al presidente di ribadire il suo messaggio di “impedire il voto via posta” una strategia che aveva provata a realizzare nelle scorse settimane imponendo taglie e modifiche alle poste Usa, prima di essere, almeno in parte bloccato dal Congresso. E in questo contesto di mancata volontà di accettare un’eventuale sconfitta rientra anche la nomina del giudice della Corte Suprema che dovrebbe sostituire Ruth Bader Ginsberg e che Trump nominerà sabato nonostante le richieste di attendere il voto dei democratici e della stessa Ginsberg in letto di morte. Il presidente ha infatti ammesso che questa nomina, che porterebbe la Corte ad avere una netta maggioranza conservatrice, sarebbe decisiva perché, ha detto Trump, “queste elezioni finiranno alla Corte Suprema” e avere una corte a favore gli garantirebbe, nelle sue intenzioni, la rielezioni. Un po’ come accadde nel 2000 a George W. Bush.

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