Il Trio Medusa dimostra che anche il «mandante» degli haters può essere condannato per diffamazione
La causa si è svolta presso il tribunale di Pisa: il blog Noncensura aveva "invitato" i propri followers a esprimere dissenso contro il trio comico
26/01/2021 di Gianmichele Laino
Sette anni fa. Il Trio Medusa – storico gruppo comico della televisione italiana, composto da Gabriele Corsi, Giorgio Maria Daviddi e Furio Corsetti – durante una trasmissione radiofonica aveva fatto una battuta fuori dalle righe sul signoraggio bancario. Una forma di protezione del sistema bancario che, troppo spesso, ha avuto tra le proprie vittime dei risparmiatori. Ma tant’è. La trasmissione era stata segnalata da un blog dal vasto seguito anche sui social network, il famoso nocensura.com. Il responsabile della pubblicazione aveva dunque “invitato” i propri numerosi followers a esprimere dissenso contro il Trio Medusa per questa loro affermazione. Il risultato è stato, in breve tempo, il proliferare di messaggi di odio, offensivi, minacce di morte ai componenti del trio e alle loro famiglie: il tutto proprio sulla pagina Facebook del Trio Medusa.
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Trio Medusa e il caso di concorso con ignoti per la diffamazione nei loro confronti
L’episodio, come detto, risaliva al 2013. Il 21 gennaio 2021, invece, il tribunale di Pisa ha riconosciuto colpevole di diffamazione il blogger in questione e ha inoltre riconosciuto il cosiddetto «concorso con ignoti». Ovvero, il fatto di aver invitato terze persone – alcune delle quali non identificabili – ad attaccare con offese personali le vittime di questa diffamazione.
Il messaggio con cui il blog nocensura.com aveva invitato i propri followers a manifestare dissenso era il seguente:
«Alcuni lettori ci hanno segnalato che il Trio Medusa in una rubrica trasmessa su Radio Deejay ha screditato il tema del signoraggio bancario […] inoltre hanno denigrato coloro che ne parlano: dipinti, in pratica, come poveri pirla».
Da lì si è scatenato un vero e proprio inferno. Cosa vi ricorda questa situazione? Non è capitato anche a diversi account molto più famosi di proporre un’immagine, una frase, un episodio riferibile a una singola persona che, all’improvviso, diventa una vera e propria esposizione alla gogna dei commenti sui social network? Ecco, questa sentenza del tribunale di Pisa potrebbe essere un vero e proprio punto di riferimento per questo tipo di utilizzo dei social network. E potrebbe aprire la strada verso l’individuazione di responsabilità ben precise anche nei confronti di commenti di terze persone. La sintesi è che, quando si sceglie di parlare di un argomento sui social network, bisogna farlo senza aizzare le folle, senza incitarle – sebbene con toni apparentemente pacati – a reagire. Si potrebbe essere definiti responsabili di concorso nelle eventuali offese che le folle stesse andranno a rivolgere alla vittima dell’attacco. La vicenda del Trio Medusa, insomma, potrebbe segnare il passo.