Treviri, ancora una volta sono stati diffusi foto e video nonostante l’appello della polizia
Almeno due morti e 10 feriti per un'auto sulla folla in area pedonale
01/12/2020 di Gianmichele Laino
Come era successo a Vienna qualche settimana fa. Treviri non fa eccezione. Un’automobile è piombata sulla folla, in una zona pedonale, senza alcuna autorizzazione. Il veicolo ha travolto diverse persone che si trovavano nell’area: il bilancio provvisorio è di due morti e dieci feriti, al momento. Ma – in questi casi – sembra davvero che la preoccupazione principale delle persone sia quella di diffondere video e fotografie di un’area che, qualsiasi cosa sia, si trova in mezzo a una crisi. E a nulla sono valse le dichiarazioni quasi disperate della polizia di Treviri su Twitter.
LEGGI ANCHE > Cosa c’è davvero di ufficiale sull’attentato di Vienna
Treviri, la polizia fa il solito appello inascoltato
BITTE TEILT KEINE BILDER UND VIDEOS AUS #TRIER!
Wir geben gleich eine Möglichkeit zum Upload der Videos und Bilder an uns bekannt! #TR0112
— Polizei Trier (@PolizeiTrier) December 1, 2020
«BITTE TEILT KEINE BILDER UND VIDEOS». Scrivono i poliziotti di Treviri. E aggiungono, con rassegnazione, che visto che è proprio inevitabile che gli utenti postino foto e video sui social network, sarà la stessa polizia ad autorizzare la diffusione di questo materiale sui social network.
La situazione che si è venuta a creare a Treviri è molto grave, anche se non definita. «Sono diversi i feriti investiti da un’auto nella zona pedonale di Treviri – secondo il comunicato ufficiale della polizia -. Si prega di evitare la zona, la polizia è sul posto insieme ad altri servizi di emergenza. Abbiamo arrestato una persona e un veicolo è stato sequestrato. Secondo i primi risultati, due persone sono morte. Si prega di continuare ad evitare il centro città: per favore non si diffondano speculazioni su quello che sta accadendo. Ci sono informazioni affidabili dai colleghi nel centro città».
Nonostante la fase di stallo, piuttosto interlocutoria, le persone presenti in quel momento hanno pensato più a postare foto e video che a salvarsi la pelle. Senza pensare, ad esempio, che diffondendo immagini live possono aiutare anche eventuali assalitori in fuga o mancare di rispetto alla sfera familiare di persone potenzialmente coinvolte nell’episodio.