Le domande che dobbiamo farci se un maturando su 5 ha scelto il tema sull’iperconnessione

Ieri abbiamo sentito il parere di Vera Gheno, la sociolinguista che ha firmato l'estratto del saggio che è stato proposto come traccia C2

23/06/2022 di Gianmichele Laino

Nella giornata di ieri, in qualche modo, Vera Gheno – autrice insieme a Bruno Mastroianni del saggio Tienilo acceso, che ha dato lo spunto alla traccia della prima prova di italiano sull’iperconnessione – aveva anticipato quello che, poi, i dati hanno in qualche modo certificato. Ai microfoni di Giornalettismo aveva detto che la traccia in questione poteva rappresentare una sorta di «refugium peccatorum, una di quelle tracce su cui qualcosa da dire la trovano tutti». E in effetti, il giorno dopo la prima prova dell’esame di maturità, ben un maturando su cinque ha scelto il tema della sezione C2.

LEGGI ANCHE > Vera Gheno e la traccia sulla maturità: «Spero sia passato il messaggio che il digitale può essere una risorsa»

Traccia iperconnessione scelta da uno studente su cinque alla prova di maturità

La percentuale esatta è stata del 21,2% degli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori italiane. Un dato che deve fare rifelttere per forza. Sia sulla portata del tema scelto, sia sul fatto che in così tanti abbiano deciso di affrontarlo. La grande domanda dell’iperconnessione si lega ai due anni di didattica a distanza che sono stati attraversati dagli studenti che hanno sostenuto l’esame di maturità? O è piuttosto l’effetto di una società dove il tempo di permanenza sulle app dei social network o sulle app di gaming ha una parte sempre più importante nella vita di tutti i giorni?

Alcune stime recenti (dati Audiweb powered by Nielsen), indicano che 11 ore e 29 minuti al mese per persona è il tempo trascorso su Facebook, 6 ore e 6 minuti quello trascorso su Instagram, 5 ore e 38 minuti quello su TikTok (i dati si riferiscono al 2021). Per alcuni studenti, dunque, affrontare per cinque ore un tema sull’iperconnessione – nel luogo esatto in cui i telefoni cellulari sono ancora mal tollerati, ovvero un’aula di scuola durante l’esame di Stato – può essere stato una sorta di trasposizione su carta della loro vita digitale.

Ora occorrerà valutare – e anche questa sarà una domanda legittima da porci – la capacità dei docenti e delle commissione d’esame di giudicare una prova molto specifica come questa. Già il modo in cui è stata posta la traccia può lasciare delle perplessità: il brano scelto del saggio di Vera Gheno e Bruno Mastroianni sembra molto critico sui social network, ma in realtà gli autori – nella loro opera datata 2018 – sono stati molto più possibilisti nei confronti di tutto ciò che è digitale. Non è escluso che molti studenti abbiano fatto un’analisi critica che possa seguire questo percorso. Siamo sicuri che l’eventuale deviazione rispetto alla strada segnata dalla traccia non sia, in qualche modo, penalizzata per una questione di cattiva comprensione dei meccanismi?

Foto IPP/Clemente Marmorino

Share this article