Torino, compaiono fuori dalle scuole le foto della campagna contro il revenge porn #teachersdosex

Le foto comparse fuori da alcune scuole di Torino stanno già facendo discutere sul web e c'è chi vuole dire alle donne, ancora una volta, che questo non è il modo giusto di fare

02/12/2020 di Ilaria Roncone

Solidarietà per la maestra di Torino. Questo sta alla base delle tre fotografie comparse fuori da alcune scuole di Torino – un nido, una materna e una scuola elementare – sotto forma di manifesti per ricordare al mondo che anche le maestre fanno sesso. Il nome della campagna è #teachersdosex e il lavoro – che porta la firma dell’artista Andrea Villa – è pensato per andare contro al revenge porn in maniera forte e netta esponendo i corpi di tre maestre.

LEGGI ANCHE >>> La maestra di Torino vittima di revenge porn e il suo sguardo fiero davanti alla sua ex preside

Maestra di Torino, la campagna di solidarieta #teachersdosex

Le foto nude di tre insegnanti di scuola elementare sono state viste oggi nei presso di alcune scuole di Torino e a reclamarne la paternità è stato Andrea Villa. L’intento è quello di solidarietà nei confronti della mestra della città vittima di revenge porn che nel 2018 che solo ora ha trovato il coraggio di far valere a testa alta le proprie ragioni di vittima e non di colpevole. Le scuole in questione sono il nido “le coccinelle”, la scuola materna “Borgnana Picco” e la scuola primaria “Parato”.

Critiche e dubbi sull’efficacia della campagna

Le foto della campagna #teachersdosex stanno prendendo piede in queste ore sul web e sui maggiori quotidiani e, tra i commenti positivi, se ne riscontrano alcuni critici: «Abbiate rispetto per i bambini», scrivono più persone, e un utente la definisce «un’altra pagliacciata tipicamente italiana. Occorre strumentalizzare un corpo per spiegare alle generazione future il rispetto per gli altri??». Il punto è proprio questo: dietro queste fotografie c’è consenso e la precisa intenzione di mostrare che anche le maestre hanno una vita sessuale a prescindere dal proprio lavoro e dal pensiero altrui. Non è questa la strumentalizzazione del corpo delle donne, che hanno volontariamente scelto di rendersi veicolo di un messaggio forte e preciso. Il gesto va visto per ciò che è: un passo verso la liberazione del proprio corpo e della propria sessualità dall’altrui giudizio che non solo le maestre ma le donne di tutto il mondo pretendono.

Share this article