La maestra di Torino vittima di revenge porn e il suo sguardo fiero davanti alla sua ex preside

Nelle interviste rilasciate ai giornali, la 22enne torna a parlare di quanto accaduto

02/12/2020 di Redazione

La sua ex preside, le altre donne che l’hanno accusata e che hanno contribuito a farle perdere il lavoro. Erano davanti a lei nell’aula di tribunale, dove la maestra di Torino – per la prima volta dal 2018 – ha avuto modo di raccontare nella prima udienza del processo la sua versione della storia che l’ha vista, suo malgrado, protagonista due anni prima. Quelle foto e quel video inviati all’ex ragazzo che quest’ultimo aveva fatto circolare nella chat del calcetto, il passaparola che è arrivato alle mamme dei bambini a cui la stessa maestra di Torino insegnava, la decisione della preside di sospenderla dal licenziamento.

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Maestra di Torino, la sua intervista dopo la prima udienza per il processo di revenge porn

Oggi, su diverse testate, la donna di 22 anni ha parlato e ha detto cosa ha provato nell’esatto momento in cui si è presentata in aula: «Ho guardato tutte negli occhi e anche loro mi hanno guardato, ma non con lo sguardo di allora. Forse si aspettavano che abbassassi la testa. Ma io ora sono libera». Una consapevolezza nuova da parte della donna, che non avrebbe mai dovuto sentirsi colpevole di quanto accaduto. Eppure, tutti hanno provato a dirle che era così, fino a precluderle la possibilità di lavorare con i bambini.

Il percorso in questi ultimi due anni è stato difficile: la donna ha dichiarato di essere assistita da uno psicologo, mentre – invece – sostiene che sarà in grado di perdonare l’uomo che ha messo in circolazione le sue immagini private su quella chat cameratesca. Non è questo il punto: ma la conseguenza di quello che le è capitato.

La maestra di Torino e la voglia di tornare a fare da educatrice ai bambini

La cosa per cui la donna sta soffrendo di più in questo momento è proprio il fatto di non poter più lavorare: «È difficile – afferma – perché ancora oggi c’è questo “marchio”. Chiedono referenze e non sono positive». È l’effetto di un reato terribile, che fa sentire i suoi riverberi nel tempo e nello spazio. Abbiamo da sempre affrontato il tema e lo abbiamo da sempre condannato. Eppure, il mondo dei social network – dove un’immagine molto personale può diventare di pubblico dominio in un battibaleno – continua a ignorare le vittime, viste – in quel momento – solo come protagoniste astratte di video e foto osé. Nessuno immagina che, dietro a quel materiale, ci sono esseri umani, ci sono le loro storie, c’è il loro mondo. Il tasto play potrebbe far svanire tutte queste cose.

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