Il Corriere e quel “Morire a 10 anni per TikTok: una strategia di difesa c’è”

Perché se nel corpo dell'articolo il legame tra TikTok e la morte della piccola non è accertato il titolo afferma il contrario?

24/01/2021 di Ilaria Roncone

Prima abbiamo parlato di Libero e dell’editoriale di Feltri che, oggi, si intitola “Quando il cellulare è più pericoloso di un’arma da fuoco”. Dopo le parole di Feltri, che demonizza i social e i cellulari, arriva anche il Corriere con un titolo che spiazza decisamente. La prima ragione è sempre la stessa: non si ha certezza che quanto accaduto alla piccola di Palermo sia direttamente o strettamente legato a TikTok o ad altri social. Il padre ha affermato che la sua bimba amava quel mondo e che aveva diversi account – il che apre il capitolo della totale incapacità dei social in generale e di TikTok nello specifico, al momento attuale, di far rispettare i limiti di età -. Visti i presupposti, quindi, questo titolo Corriere bimba Palermo basato su un legame che non esiste è deontologicamente scorretto.

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Sembra quasi un tutorial

Oltre al presupposto sbagliato sul quale si costruisce il titolo – perché, per la centesima volta, certezza di un legame con TikTok o con altri social non c’è – il tono allude a una strategia di difesa. Il classico titolo acchiappa-click, per intenderci, che sicuramente spinge le persone a cliccare per avere cosa? Una dritta su come non far morire i figli che hanno un profilo TikTok? Così sembrerebbe, all’apparenza.

Titolo Corriere bimba Palermo in un modo, corpo dell’articolo in un altro

Entrando nell’articolo vediamo come sia ben specificato che non c’è assolutamente nessun legame accertato. Perché scegliere un titolo del genere allora? Perché continuare – da testata di livello, tra le più importanti in Italia – ad alimentare uno dei meccanismi più malati della stampa? Tutti coloro che si occupano di informazione e vogliono farlo nel modo corretto, soprattutto ora – durante la pandemia – non possono continuare a utilizzare titoli acchiappa-click, seppure gli addetti ai lavori sanno che quei titoli tante volte servono per arrivare a fine mese. Un equilibrio però si deve trovare quando si tratta di casi di cronaca delicata come questo o quando si parla di coronavirus e del vaccino.

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