La vergognosa diffusione delle foto senza blur della bambina morta a Palermo

Sia sui social network, sia su alcune testate nazionali

22/01/2021 di Gianmichele Laino

I siti locali siciliani, Corriere della Sera, Fanpage, persino l’edizione cartacea di Repubblica. Sono alcuni dei siti di informazione e dei quotidiani cartacei che hanno fatto la scelta, decisamente opinabile, di pubblicare senza blur (e quindi senza censura alcuna), la fotografia di Antonella, la bimba di 10 anni che, mercoledì scorso, è stata ritrovata in condizioni disperate all’interno del bagno di casa. Nella giornata di ieri, si era diffusa la notizia della sua morte cerebrale e che la famiglia, dopo gli accertamenti fatti dall’équipe medica che l’ha presa in cura presso l’ospedale Di Cristina di Palermo, aveva deciso di donare i suoi organi. La vicenda della bambina è salita alle cronache per un presunto legame con attività sospette su TikTok. Attività che – come abbiamo avuto modo di spiegarvi qui e qui – non sono ancora confermate e sulle quali bisognerebbe essere molto più cauti.

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Foto bambina morta a Palermo, la diffusione incontrollata sui giornali

Questa mattina, abbiamo notato con incredibile sorpresa che diverse testate non si sono risparmiate e hanno pubblicato su siti e pagine le immagini della ragazzina di 10 anni, il suo nome e cognome per esteso, altri elementi che portano all’identificazione della sua famiglia (che, all’interno, ha anche altri minori come componenti).

Davvero vale appena la pena ricordare che, in base allo strumento di deontologia professionale denominato Carta di Treviso (1990), l’identificazione del minore sui giornali non dovrebbe essere permessa, a meno che non ci sia stato il consenso dei genitori o del loro tutore legale e, soprattutto, in circostanze positive per il minore stesso. Insomma, la tragica morte della bambina di 10 anni non può di certo rientrare in questa fattispecie. Inoltre, non sono stati risparmiati, nella descrizione del fatto, dettagli relativi ad account social utilizzati dalla giovanissima vittima, favorendo – dunque – ricerca di immagini e di dettagli sulla sua vita privata e sul suo utilizzo degli account social.

Basta dunque una rapida ricerca su Google per risalire alla foto della bambina di Palermo. Un episodio che dimostra ancora una volta come, per un pugno di click in più, si arriva a essere disposti anche a fornire al lettore – e all’utente dei social network – foto a tutta pagina su una vicenda che, tra le altre cose, è a fortissimo rischio emulazione.

FOTO dell’ospedale Di Cristina – via Google Maps

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