Tim Cook ha chiamato Nancy Pelosi per fare pressioni sulla nuova legge antitrust

Le aziende tech sono le più potenti al mondo e stanno facendo di tutto per farsi sentire mentre i governi del mondo provano a regolamentarle

23/06/2021 di Ilaria Roncone

In tutto il mondo, Stati Uniti compresi, si sta agendo per limitare lo strapotere delle grandi big company tech – da Amazon a Apple passando per Google e Facebook -. Le lobby e le grandi aziende stanno agendo contro la regolamentazione in particolare in casa, gli Usa appunto, cercando di ridimensionare i piani del governo. Piani che, secondo loro, punterebbero porterebbero non tanto al bene dei consumatori quanto a punire le big tech company per il successo che hanno avuto. In particolare una delle azioni di maggiore risonanza compiute in questo senso l’ha fatta Tim Cook, ad di Apple, chiamando Nancy Pelosi per lanciare un avvertimento.

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La chiamata di Tim Cook a Nancy Pelosi per esprimere preoccupazione

Lo scopo dei provvedimenti pensati dal governo Biden e quello di intaccare l’egemonia delle piattaforme nell’ambito di pubblicità, e commerce, media e intrattenimento. Le lobby e le big tech, però, stanno facendo pressione affinché non ci sia il sostegno bipartisan per questi provvedimenti. Rientra proprio in questo ambito la chiamata che, secondo quanto sostiene il New York Times, Tim Cook avrebbe fatto alla speaker della Camera dei rappresentati e ad altri rappresentanti del Congresso Usa. La preoccupazione delle big tech company è una sola: che la loro crescita venga bruscamente arrestata per via dei nuovi provvedimenti antitrust.

Cosa prevede la nuova legge antitrust Usa

Sono cinque i disegni di legge che preoccupano le aziende tecnologiche. Il primo agirebbe andando ad autorizzare il Dipartimento di Giustizia o la Federal Trade Commission a obbligare le aziende tech a vendere parte delle loro attività qualora ci fosse un possibile conflitto di interessi; il secondo dei disegni di legge impedirebbe alle piattaforme di fare favoritismi quando si tratta di mettere in evidenza i propri servizi e questo significherebbe, per esempio, che Google non potrebbe – tra i risultati di ricerca – fornire sempre prima i suoi servizi rispetto a quelli dei concorrenti.

Questo secondo disegno di legge danneggerebbe, oltre che Google, anche Apple e più precisamente l’App Store considerato che la mela si ritroverebbe a non poter preinstallare le proprie applicazioni sugli iPhone. Il terzo disegno impedirebbe l’acquisizione, da parte dei big, di servizi concorrenti che ancora non hanno sfondato (come fece, per esempio, Facebook con Instagram). Tra le cinque proposte sono queste appena elencate le più controverse e quelle per le quali la lobby tech sta facendo più pressioni in Usa.

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