Apple e sideload: una lotta per la sicurezza dei propri clienti

Apple sta intensificando la sua lotta per mantenere stretti controlli su quali applicazioni possano essere installate sugli iPhone dei clienti

23/06/2021 di Giorgia Giangrande

Apple ha reso noto il suo dissenso a favorire il sideload, pratica già attuabile per quanto riguarda il competitor Android. Ma di cosa si tratta? Il sideload è quel processo che permette agli utenti di scaricare un’applicazione sul proprio smartphone senza dover ricorrere al relativo AppStore e, quindi, senza il controllo da parte di chi lo gestisce.

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Impedire il sideload, una scelta sicura

Per Apple la difesa del suo sistema operativo mobile arriva prima di un atteso dibattito nell’ambito del Comitato Giudiziario della Camera su un pacchetto di leggi volte a limitare le più grandi aziende tecnologiche della nazione.

Per l’azienda, la sicurezza dei propri utenti è una priorità e per questo sostiene che consentire agli utenti di scaricare applicazioni direttamente sui loro iPhone senza dover utilizzare l’AppStore sia un rischio tangibile nei confronti della loro privacy, che verrebbe minacciata, complicando i controlli ed esponendo i dati degli utenti ad attacchi ransomware.

Nonostante la pratica del sideload però sia vietata per gli Smartphone iOS, non lo è per i loro pc, dove è possibile il download delle app direttamente dal web, senza particolari autorizzazioni. E questo per due motivi più di altri: anzitutto una consapevolezza superiore dei rischi da parte di chi usa un computer e poi un secondo motivo legato ai dati presenti, infatti, la quantità di dati sensibili da proteggere presente su un Mac è sicuramente inferiore rispetto a quelli presenti su un telefono.

L’esempio di Emma e del suo papà John

Nel rapporto pubblicato da Apple questa mattina, dal titolo Building a Trusted Ecosystem for Millions of Apps (costruire un ecosistema affidabile per milioni di app), l’azienda si serve di un esempio esplicativo, dopo aver illustrato gli effettivi rischi del sideload.

L’esempio riguarda Emma, una bambina che chiede al suo papà di scaricare un gioco di cui ha sentito parlare a scuola. Il padre allora cerca il gioco sull’App Store, nota che lo sviluppatore ne ha limitato l’utilizzo solo su app di terze parti, ma pur di assecondare il desiderio della figlia decide ugualmente di scaricarla. Successivamente, mentre la figlia vi sta giocando, l’applicazione inizia a reindirizzare verso link esterni con pubblicità mirate e con accesso ai dati della carta, che il controllo genitori dell’iPhone non era stato in grado di bloccare.

Un app destinata ai bambini può essere solo uno dei tanti esempi riguardanti i possibili rischi del sideload, avente per oggetto il download di un’applicazione apparentemente innocua, ma che potrebbe non aver all’interno i controlli sugli acquisti, il controllo sui contenuti per i minori o la protezione contro un attacco hacker.

La restrizione di Apple potrebbe facilmente inserirsi nell’ambito di coloro i quali credono sia una scelta legata al profitto, un pretesto per guadagnare di più dalle commissioni legate all’acquisto di app a pagamento sull’AppStore. Ma l’azienda ribadisce quanto non si tratti di una scelta economica, bensì di una vera e propria minaccia per la qualità del proprio brand, che da sempre si distingue per la sua attenzione alla privacy.

Nonostante tutte queste premesse, però, la scelta ricade sempre all’utente, che può deliberatamente decidere di praticare il sideload senza problemi. Ma ne vale la pena? Dove finisce l’attenzione nei confronti dei propri dati personali e dove inizia la bramosia di avere tutto ciò che si desidera a portata di smartphone?

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