Quello che il Tg2 ci ha insegnato nell’ultimo anno e mezzo

Nell’ultimo anno e mezzo, il Tg2 ha raggiunto indubbiamente risultati di rilievo. Ad esempio, ha ottenuto una striscia di approfondimento in prima serata (che ha sempre fatto registrare ascolti soddisfacenti) e ha affrontato le notizie da un punto di vista inedito. No, non stiamo parlando della gaffe di ieri di Maria Antonietta Spadorcia che, in diretta, ci ha dato la notizia che il Senato aveva respinto l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, «con un voto clamoroso e inatteso, dall’esito imprevedibile». Quello è stato un incidente di percorso, legato forse al background sulle regole della votazione di ieri (era Salvini a dover avere una maggioranza di 160 voti per evitare il processo) e alla concitazione del momento, alla voglia di dare per primi lo scoop. Una cosa che si è tradotta in un clamoroso errore.

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Tg2, com’è cambiata l’edizione da un anno e mezzo a questa parte

Quello di cui stiamo parlando è il modo di osservare la realtà da parte del Tg2 diretto da Gennaro Sangiuliano. È quella tendenza a infilarci il pamphlet anche nel servizio di un minuto e mezzo. Un’impresa non semplice, che senza ombra di dubbio è collegata alla linea editoriale di un direttore di cultura, che ha studiato Giuseppe Prezzolini e che ha sempre mostrato il suo lato di intellettuale liberale.

Nel corso dell’ultimo anno e mezzo abbiamo assistito a questa tendenza, rara per un telegiornale – qualunque idea politica esso segua. La definizione di Tele Visegrad, commentata spesso dallo stesso Sangiuliano, non rende abbastanza l’idea. Bisognerebbe osservare il modo in cui sono stati trattati alcuni argomenti in passato. Ad esempio, l’indignazione piccata per i francesi che – nel corso delle celebrazioni per il 500° anniversario dalla nascita di Leonardo Da Vinci – avevano definito l’artista «genio francese». O, visto che di Francia si parla, di come Fabio Fazio venne criticato per la sua intervista al presidente Emmanuel Macron. Un servizio pieno di interiezioni come “Mah”, “Bene” o “Ecco”, che utilizzò stilettate come «Fazio annuisce e non incalza» e un paragone con Oriana Fallaci.

I servizi del Tg2 che abbiamo osservato

Oltre a questo, non bisogna dimenticare come sono state trattate le notizie come i presunti finanziamenti alla Lega dalla Russia. Un salto nel passato ricordò ai telespettatori del Tg2 che anche Stalin aveva finanziato con una partita di arance da 20mila rubli il quotidiano L’Unità, organo di stampa del Partito Comunista. E si era arrivati indietro fino a Demostene, che accusava i suoi avversari politici di ricevere finanziamenti da Filippo il Macedone.

In mezzo, i 50 secondi dedicati dalla testata all’audio di Savoini pubblicato da Buzzfeed (definito ‘sito americano’) o alcune scelte discutibili sui sottopancia da assegnare ai politici. Da un anno e mezzo il Tg2 usa strumenti insoliti per l’informazione attuale. Quello di ieri è un episodio isolato, ciò che è avvenuto nei mesi scorsi, invece, è metodo.

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