Senza microchip, la tessera sanitaria non potrà essere usata nei rapporti con la Pubblica Amministrazione
Non potranno essere dunque svolte le funzioni di certificato di autenticazione nei servizi centrali, regionali e locali o di certificato di firma digitale
29/08/2022 di Gianmichele Laino
Quando la tessera sanitaria nazionale viene attivata e funge da carta nazionale dei servizi, può essere utilizzata sia come certificato di autenticazione nei servizi centrali, regionali e locali, sia come certificato di firma digitale. Questo significa, di fatto, che la tessera sanitaria nazionale potrebbe essere utile per tutti i rapporti con la Pubblica amministrazione. In tutti gli uffici centrali, regionali e locali, infatti, la tessera sanitaria può essere utilizzata sia come documento di identità, sia come leva per autenticare le eventuali firme digitali che verranno prodotte e che rendono molto più semplice e agevole la possibilità di richiedere e stipulare documentazione con la pubblica amministrazione, anche da remoto. Il tutto, ovviamente, purché la tessera sanitaria sia stata attivata (attraverso l’emissione di un codice Pin e di un codice Puk) come carta nazionale dei servizi. E soprattutto purché abbia un microchip. La mancanza della materia prima – che rappresenta un annoso problema del nostro tempo e che rischia seriamente di creare problemi a diversi livelli nell’economia di tutto il mondo – rischia di compromettere anche questa fondamentale funzione della tessera sanitaria nazionale.
LEGGI ANCHE > Controlli e sospensioni tra farmacie e laboratori per la truffa, diffusa su Telegram, della “falsa tessera sanitaria”
Tessera sanitaria senza microchip non idonea per la pubblica amministrazione
Come viene rilevato dal Messaggero, un documento ufficiale del MEF ha stabilito che le tessere sanitarie, dal 1° giugno del 2022, potranno essere prodotte anche senza il microchip. E questo potrebbe creare un problema, dunque, per quanto riguarda la conversione della tessera sanitaria stessa in carta nazionale dei servizi per le operazioni con la pubblica amministrazione che abbiamo citato in precedenza. La tessera sanitaria senza microchip, comunque, non è uno strumento inutile: come riportato da diversi portali della sanità e della pubblica amministrazione, continuerà – oltre ad avere la propria funzione di tessera sanitaria tout court – a essere lo strumento identificativo per il codice fiscale, e a essere il documento valido come Tessera Europea di Assicurazione Malattia (TEAM) per l’assistenza sanitaria nell’Unione Europea (per accedere alle cure del sistema sanitario in altri Paesi membri dell’Unione Europea).
Una tessera sanitaria senza microchip, dunque, depotenziata rispetto alla quantità di servizi che, invece, è possibile fornire allo stato attuale. In previsione di questo, il decreto del MEF ha previsto che la scadenza della tessera sanitaria può essere prorogata di un altro anno, fino al 1° giugno 2023, nonostante l’indicazione riportata sul fronte della tessera stessa sia diversa. Ma per richiedere questa proroga, occorre innanzitutto che la tessera non sia già scaduta (perché altrimenti è impossibile riattivare il protocollo) e – soprattutto – non tutti gli uffici competenti sono in grado di assicurare la correttezza dell’operazione.
Insomma, in vista di una Italia sempre più digitale, la scarsità della materia prima per realizzare i microchip non è affatto una buona notizia. La differente combinazione di fattori (la produzione diventata insostenibile con il Covid-19, la guerra commerciale tra Usa e Cina, la scarsa reperibilità di materie prime a causa della farraginosa burocrazia) prevede che per tutto il 2022 la crisi del microchip continuerà a essere una realtà impattante sulla quotidianità (come dimostra anche il caso della tessera sanitaria nazionale). Possibile intravedere una ripresa a partire dal 2023, con una produzione di nuovo a regime nel 2024. Ma quante tessere sanitarie, nel frattempo, saranno scadute e non saranno più dotate di microchip?