Esporre il proprio codice fiscale è un’auto-violazione della privacy?

In molti se lo stanno domandando dopo aver visto Francesco Totti indossare una felpa con su stampato quel codice identificativo alfanumerico

23/02/2022 di Enzo Boldi

Il gossip è stato spento sui social, attraverso una serie di stories in cui uno dei due protagonisti della vicenda ha parlato a chiare lettere, mentre l’altra parte in causa di è “limitata” a mostrare un consueto ambiente familiare fatto di ilarità, gioia e una cena in piena sintonia e allegria. E dopo tutto ciò e dopo una serie di parole pubblicate su alcune testate (senza avere conferme ufficiali sull’eventuale fine di una relazione che va avanti da 20 anni, tra alti e bassi come accade a molte altre coppie anche meno note) l’attenzione mediatica – soprattutto quella social – si è spostata sulla felpa con la stampa del proprio codice fiscale indossata da Francesco Totti. In molti hanno parlato di auto-violazione della privacy. Ma è veramente così?

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Ovviamente, vogliamo dirlo immediatamente, molti di quelli che sui social hanno paventato questa ipotesi lo hanno fatto con ironia. Un sarcasmo che, però, porta a una riflessione sul cosa sia realmente un codice fiscale e, soprattutto, se ci siano dei “vincoli” che possano portare alla violazione della propria privacy. Anche perché la felpa con stampato il codice fiscale Totti non è la prima volta che appare sui social, sempre indossata dall’ex capitano della Roma.

Codice Fiscale Totti, il caso della felpa e della privacy

Partiamo dalle basi. Il codice fiscale è un codice che serve per identificare in modo univoco le persone fisiche (poi è stato generato anche per quel che riguarda le persone non fisiche come associazioni, imprese o enti). Secondo le linee guida introdotte dal decreto del Presidente della Repubblica numero 605 del 29 settembre del 1973, questa tessera con codice identificativo alfanumerico occorreva (e occorre tutt’oggi) per un’identificazione del cittadino – ribadiamo, in modo univoco – nei confronti della pubblica amministrazione. Si parlava in termini fiscali, all’inizio, e per questo il nome fa riferimento a tutto ciò. Poi la storia ha portato a notevoli cambiamenti, ma sempre con lo stesso fine: per identificare una persona fisica non bastavano e non bastano nome e cognome (o altri dati relativi a data e luogo di nascita), ma un codice che differenzia i cittadini. Anche in caso di omonimia.

Come si calcola?

Per questo venne creato questo codice alfanumerico composto da 16 caratteri. Ognuno di loro fa riferimento a un particolare aspetto che deriva dai dati anagrafici. Come spiega il sito dell’Agenzia delle Entrate, l’ente che ha il compito della gestione, della produzione e dell’invio delle tessere (anche per quel che riguarda la famosa tessera sanitaria che si basa proprio sul codice fiscale):

 «I primi quindici caratteri sono indicativi dei dati anagrafici di ciascun soggetto secondo l’ordine seguente:

  • tre caratteri alfabetici per il cognome;
  • tre caratteri alfabetici per il nome;
  • due caratteri numerici per l’anno di nascita;
  • un carattere alfabetico per il mese di nascita;
  • due caratteri numerici per il giorno di nascita ed il sesso;
  • quattro caratteri, di cui uno alfabetico e tre numerici per il comune italiano o per lo Stato estero di nascita.

Il sedicesimo carattere, alfabetico, ha funzione di controllo».

Tre per il cognome, altrettanti per il nome, due per l’anno di nascita, due per il giorno di nascita (il dettaglio sul “sesso” si basa sul giorno di nascita per gli uomini e sul giorno di nascita “+40” per le donne) e i quattro caratteri che identificano il comune di nascita (o lo Stato estero di nascita). Mancano all’appello due “cifre” del codice fiscale. Il primo riguarda il mese di nascita – nel mezzo, tra l’anno e il giorno di nascita, che si identifica con una lettera in base a questa tabella.

Più complesso, invece, il discorso per quel che riguarda l’ultimo carattere dei 16 presenti sul codice fiscale di ciascuno di noi. E, anche in questo caso, tutto avviene alla luce del sole ed è spiegato sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Sono più unici che rari, ma può accadere che due o più persone abbiano lo stesso nome, siano nati nella stessa città, nello stesso giorno e nello stesso anni. Si parla, in questi casi, di “omocodia” e c’è una soluzione. Seguendo gli schemi, infatti, queste persone fisiche dovrebbero avere lo stesso codice fiscale. Ma, anche in questo caso, c’è una soluzione.

Insomma, è praticamente impossibile che due cittadini italiani – seppur nati nello stesso giorno, nello stesso anno e con lo stesso nome nella stessa città – abbiano lo stesso codice fiscale.

Dato sensibile o dato personale?

Fatta questa lunga e doverosa premessa, torniamo a parlare del caso salito agli onori delle cronache social e mediatiche nelle ultime ore: il codice fiscale Totti su quella felpa mostrata online. L’ex capitano della Roma si è fatto un autogol in termini di privacy. La risposta, a un primo impatto, potrebbe essere “sì”. La realtà, come si evince dalle tabelle di calcolo, porta a rispondere “no“. Perché basta sapere (e ci sono tantissimi siti online, basta cercare su Google o su altri browser) che consentono di calcolare il codice fiscale. Non solo il proprio, ma quello di tuti. Basta inserire il cognome, il nome, il sesso, il luogo di nascita, la provincia e la data di nascita per generare il codice fiscale (basandosi proprio sulle suddette tabelle pubbliche). E Francesco Totti è un personaggio pubblico. La sua data di nascita è nota, così come la città in cui è nato.

Inoltre, per chiudere la cornice di questa polemica sterile, come spiega il Garante della Privacy, il codice fiscale non è un dato sensibile, ma un dato personale (come il nome, il cognome e gli altri dati anagrafici) che permettono l’identificazione diretta. Si chiede che chi tratta (e richiede) questa tipologia di dati rispetti la disciplina comunitaria in materia di trattamento dei dati personali – art. 8 dir. n. 95/46/CE  – che regolamenta le garanzie della gestione di questi dati nei confronti dei cittadini e delle persone fisiche (ma anche di quelle non fisiche) che lo forniscono.

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