Come Onlyfans avrebbe boicottato i performer dei siti rivali facendo disattivare i loro account

OnlyFans non si espone ma un suo portavoce dichiara: «no merit», ovvero che le accuse contro il sito web sono totalmente prive di merito. BBC News però non la vede allo stesso modo, poiché da quel che risulta dalla numerosa documentazione e dal procedimento legale promosso da FanCentro contro OnlyFans, la verità è un'altra

23/02/2022 di Redazione

Quello che apprende BBC News è sorprendente: OnlyFans boicotta i competitor. OnlyFans, sito web con sede a Londra che fornisce un servizio di intrattenimento dietro abbonamento, avrebbe cospirato per inserire nella black list account di performer che prestano attività lavorativa per siti web competitor. Da quanto risulta da documentazione legale, in passato non scoperta, OnlyFans sarebbe stato a capo di una social media society, non individuata, con l’intento di disattivare gli account dei maggiori performer inserendoli in un database di terrorismo. Chi rappresenta OnlyFans avrebbe pagato tangenti ai dipendenti dell’azienda per sviluppare la mossa. OnlyFans dichiara di essere a conoscenza della questione legale ma di non essere coinvolto: «no merit», affermano i rappresentanti del sito web.

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OnlyFans boicotta i competitor: in che modo lo ha fatto

Per chi non lo conoscesse, OnlyFans è diventato sempre più conosciuto, soprattutto nell’ultimo periodo, per l’hosting di materiale per adulti, in quanto permette agli utenti di condividere video e foto con gli abbonati ottenendo in cambio consigli o un pagamento mensile. In tutto questo, entrano in gioco i performer che, per divulgare a più utenti il proprio progetto, si servono di account social, tra cui Twitter ed Instagram, per collegarsi a siti web per utenti adulti che ne rivelano il contenuto. FanCentro, sito web competitor di OnlyFans, secondo quanto appreso da BBC News, ha promosso un’azione legale ad un tribunale statunitense in Florida, nel novembre dello scorso anno, nei confronti di Leonid Radvinsky, proprietario di OnlyFans, e di Fenix ​​Internet LLC, società che incassa i guadagni del sito web.

I fatti risalirebbero al 2018, anno in cui pare che la direzione di OnlyFans abbia indirizzato una società di social media non conosciuta ad inserire nella black list molti siti online competitor. FanCentro sostiene che il meccanismo consisteva nell’inserire account di performer rivali in un database internazionale: il Global Internet Forum to Counter Terrorism (GIFCT). Alla base di questo database c’è una tecnologia all’avanguardia che tenta di bloccare la diffusione di immagini e video creati dai terroristi registrando per questi ultimi un codice «hashtag» ovvero una firma digitale univoca.

Il database hash è accessibile a tutti i diciotto membri del forum, tra cui YouTube, Twitter, Facebook e Snapchat. Quando un’azienda esegue l’hashing di una foto o di un video, viene comunicata agli altri membri così da permettere loro di calibrare i propri contenuti sulla piattaforma. Secondo FanCentro, il database sarebbe stato «manipolato» e, dunque, i contenuti di molti performer sono stati rimossi e i relativi account disabilitati, sebbene non riportassero alcun contenuto a sfondo terroristico. Molti dei post rimossi erano stati pubblicati su Instagram e moltissimi sono stati i danni subiti dai performer in tema di visibilità. Pertanto, FanCentro ha agito domandando il risarcimento dei danni.

L’azione legale di FanCentro non risulta promossa anche nei confronti di Facebook, ma BBC News apprende che Facebook ha ricevuto un ordine di esibizione, e ciò significa che la piattaforma potrebbe essere obbligata a fornire documentazione relativa a qualsivoglia pagamento ricevuto da OnlyFans e a siti web competitor di OnlyFans inclusi nella lista nera in quanto individui o organizzazioni pericolose. Questo coinvolge anche Instagram, dato che a capo di entrambe le piattaforme c’è la stessa società madre: Meta.

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