«Acchiappa clic» su Totti e Blasi: fino a dove si spingono i giornalisti quando creano il titolo di un articolo

Totti-Blasi, le varie testate giornalistiche pubblicano titoli «acchiappa clic» per primeggiare sui competitor. Quanto, però, è legittimo spacciare news non certe per vere e quanto, invece, i giornali italiani dovrebbero utilizzare condizionali e interrogativi quando la notizia non è ufficiale?

22/02/2022 di Redazione

Cambiano i protagonisti, cambiano le storie, ma la comunicazione è sempre quella: veicolare per certe notizie che non lo sono del tutto o non lo sono ancora. Questa mattina, su tutti i giornali, si sono letti titoli «acchiappa clic» come: «Totti e Ilary Blasi, la separazione: lei un flirt, e lui innamorato di un’altra, Totti-Blasi: social scatenati sulla crisi della Royal family del calcio», «Francesco Totti e Ilary Blasi si separano dopo 17 anni di matrimonio: lui si è innamorato di un’altra, lei ha avuto un flirt», e simili, ma che cosa c’è di certo? Qual è il limite tra la legittimità di titoli accattivanti e l’illegittimità di titoli falsi cosiddetti «acchiappa like» o «acchiappa clic»?

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Titoli «acchiappa clic» al confine con le fake news

Le fake news oramai colorano i cieli del nostro mondo, ed un fenomeno che si avvicina molto è quello del cosiddetto clickbait, definito dall’Oxford Dictionary come qualsivoglia «contenuto il cui scopo principale è attrarre l’attenzione e spingere i lettori a cliccare sul link di una determinata pagina web». Molti giornali, però, sia online che cartacei, nonché in generale le varie piattaforme d’informazione, portano all’estremo il cd clickbaiting al fine di diffondere in modo capillare i propri contenuti, sottraendo «click» ai giornali competitor.

Sul fatto che l’attività giornalistica non possa veicolare notizie non verificate puntualmente siamo tutti d’accordo, tranne alcuni giornalisti e giornali che, continuando a promuovere articoli dai titoli acchiappa clic, non pongono in essere un atteggiamento corretto nei confronti della loro professione e, soprattutto dei loro lettori, nel momento in cui diffondono come vere news non verificate, senza alcun utilizzo di verbi condizionali e formule interrogative. Il riferimento è alla notizia di oggi sulla separazione Totti-Blasi, che è apparsa su tutti i giornali senza alcun impiego da parte dei giornalisti di espressioni dubitative e/o ipotetiche, data la non ufficialità della notizia, né confermata né smentita dai diretti interessati.

È quello che viene definito «clickbait» ovvero alla lettera «esche da click». In origine, il click baiting si riferiva alla possibilità di introdurre in un sito web un hyperlink con invito all’utente di cliccarlo: nella maggior parte dei casi, il link portava ad un form o era il mezzo per richiedere un pagamento per riuscire a visualizzare il vero contenuto. A proposito dei titoli acchiappa clic, si è espresso anche Jon Stewart, conduttore del Daily Show, che in un’intervista rilasciata al New York Magazine ha dichiarato che «fare clickbaiting è fare come gli imbonitori di Coney Island e, cioè, attrarre il pubblico con la lusinga di vedere, unica occasione al mondo, un uomo a tre gambe, salvo poi mostrare un ragazzo con una stampella».

Foto IPP/Felice De Martino

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