Come il down di WhatsApp ha rischiato di compromettere il salvataggio della donna che ha tentato il suicidio dal ponte tibetano

Lo ha raccontato Martina Pigliapoco, carabiniera di 25 anni

06/10/2021 di Redazione

La storia si è conclusa con il lieto fine. Il tentato sucidio dal ponte tibetano di Perarolo (in provincia di Belluno) è stato sventato grazie all’intervento dell’agente dei carabinieri di 25 anni Martina Pigliapoco. Quest’ultima si è avvicinata alla persona che stava cercando di lanciarsi nel vuoto a partire da un punto turistico molto frequentato nell’area, si è seduta e ha parlato con lei per oltre 3 ore e mezza prima di convincerla a tornare indietro sulla propria decisione. Eppure, il down di WhatsApp – che si è verificato nel pomeriggio del 4 ottobre, il giorno stesso del tentato suicidio sventato dalla carabiniera – rischiava di compromettere tutto, proprio per il grande ruolo che il servizio di messaggistica ha avuto in quel frangente.

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Tentato suicidio dal ponte tibetano, come il down di WhatsApp ha rischiato di compromettere tutto

In un’intervista a Repubblica, Martina Pigliapoco ha parlato dei concitatissimi momenti del salvataggio, di come si sia messa a distanza di sicurezza dalla donna, di come abbia cercato di parlare con lei per tranquillizzarla. «L’unico supporto a mia disposizione – ha detto la giovane militare 25enne – era il telefonino, con cui scrivevo messaggi ai colleghi in chat. Per fortuna il crash di WhatsApp è arrivato qualche ora dopo. Anche il negoziatore dell’arma dei Carabinieri, giunto da Treviso, mi ha dato indicazioni via messaggio: ho potuto scaricare su di lui le mie ansie».

Il cellulare e i mille modi che offre per poter comunicare online (non solo attraverso messaggi di testo, ma anche attraverso fotografie, audio e video) ha avuto sicuramente una funzione importantissima in questa vicenda. E ci fa capire quanto le attività fondamentali delle nostre vite (anche quelle che riguardano operazioni di polizia) non possano ormai fare a meno di questo modo di comunicare. In una condizione già complessa come quella del tentativo di suicidio, aggrapparsi a qualcosa di solido e di sicuro della nostra routine quotidiana è stato sicuramente un fattore determinante. È solo un esempio, dunque, di quanto la tecnologia dovrebbe essere più etica e dovrebbe assumere la consapevolezza del ruolo sociale che ormai porta con sé. Per questo deve fare un salto di qualità in più in merito alla sua messa in sicurezza.

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