L’inchiesta su Temu e i prodotti venduti in Usa frutto del lavoro forzato degli uiguri

Luci quante ne volete, come sempre, quando si tratta di promuovere una nuova applicazione della portata di Temu. Ma non bisogna dimenticarsi le ombre, che è bene emergano quanto prima

22/08/2023 di Ilaria Roncone

Le Big Tech – dai social ai siti di e-commerce – sono realtà che, spesso e volentieri, sbandierano valori etici altissimi basandosi, alla fine dei conti, su quello che è il trend mondiale. Ecco che allora abbiamo assistito a fenomeni come il green washing, il pink washing, il rainbow washing: in parole povere, cause civili utilizzate per fare marketing promuovendo, delle aziende, un’immagine di rispetto delle persone e dei valori che, alla fine, non corrisponde quasi mai al vero. Temu – come Shein, di cui avevamo approfondito i meccanismi non etici in precedenza – non fa eccezione. Ecco che allora, mentre sta crescendo esponenzialmente, Bloomberg ci ha permesso di fare un giro all’interno del meccanismo di Temu facendo emergere come “Negli Stati Uniti Temu vende prodotti legati al lavoro forzato nella regione uigura in Cina”.

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Temu vende in Usa prodotti vietati dalla legge

Quello che riporta Bloomberg è una analisi con la quale sono state verificate le catene di approvvigionamento su Temu in Usa e su Temu in Cina constatandone le differenze. A farla è stata la Ultra Information Solutions, con sede a Tel Aviv. Ciò che dicono di aver scoperto è che ci sono almeno dieci articoli prodotti o venduti su Temu in Usa che appartengono ad aziende situate nello Xinjiang. Tutto quello che proviene da questa regione – come stabilito dalla legge Usa – non può essere commercializzato nel Paese per via del lavoro forzato che c’è dietro la fabbricazione di quei prodotti.

Per portare alla luce la questione, Ultra Information Solutions si è servita della piattaforma proprietaria per il controllo digitale (Publican) andando a fare un confronto tra gli stessi prodotti venduti in Cina e Usa parlando di «violazione sistematica delle politiche commerciali statunitensi» – come sottolinea il cofondatore di Ultra Ram Ben Tzion -. Né Temu né PDD  hanno commentato la questione e l’azienda con sede a Tel Aviv ha specificato di non essere stata pagata e di non aver fatto la ricerca su commissione di terzi.

Quello che è emerso, quindi, è che i prodotti venduti su Temu sono stati realizzati nelle regioni che si trovano nello Xinjiang: «La loro vicinanza significa che c’è un rischio probabile, non solo teorico», ha spiegato il cofondatore. I prodotti testati sono stai occhiali da sole, sandali, argilla per bambini, un anello, pannelli per pareti, contenitori per il riso, uno strumento per raschiare il ghiaccio dai finestrini dell’auto, uno scolapasta e un tappetino per il bagno. Gli articolo trovati su Pinduoduo, l’app cinese, si sono rivelati essere provenienti da aziende nello Xinjiang; per quegli stessi articoli su Temu, in Usa, la provenienza non era indicata.

Il dubbio sollevato, quindi, è che venga infranta la legge Usa per la quale qualsiasi cosa fabbricata nello Xinjiang – dove sono stati accertati da parte del Dipartimento di Stato americano «terribili abusi» contro il popolo uiguro – non possa essere venduta nel Paese. Secondo una serie di rapporti stesi da parte di ricercatori e associazioni a difesa del popolo uiguro, così come da testimonianze degli uiguri stessi, il governo cinese avrebbe messo oltre 1 milione di persone in campi di detenzione nella regione costringendoli anche ai lavori forzati.

L’enorme sforzo pubblicitario di Temu in Usa

Ai numeri di Temu abbiamo accennato già in un precedente articolo. Disponibile in Usa da settembre 2022, l’app ha collezionato – nei primi sette mesi – oltre 24 milioni di download. Le pubblicità in Usa sono state capillari, presenti su ogni tipologia di mezzo finanche allo spazio più visto per eccellenza: il Super Bowl. Sono due le pubblicità di Temu andate in onda lo scorso febbraio durante il gigantesco evento sportivo. Lo spot andato in onda in America mostra una giovane donna che – a colpi di click – compra vestiti a prezzi scontatissimi seguendo il motto (e il jingle) “Temu – I’m shopping like a Billionaire” (letteralmente, “Temu. Faccio shopping come un miliardario”).

Lo spot su Youtube conta, attualmente, 640 milioni di visualizzazioni (che erano solo 341 mila il 13 giugno, quando Bloomberg è uscito con la sua analisi). Una misura precisa della diffusione capillare di Temu che sta avvenendo anche in Italia proprio in questo periodo.

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