Ora c’è anche una task force europea dei garanti della privacy su ChatGPT

La decisione è stata presa dal board delle autorità europee che si occupano della protezione dei dati personali. Intanto anche la Spagna si allinea a quanto previsto in Italia

14/04/2023 di Redazione Giornalettismo

Una commissione di esperti, che possa prendere in considerazione diversi aspetti: dalla tecnica su cui si basa l’intelligenza artificiale, fino ad arrivare alle questioni etiche che convivono con questa realtà. Passando, chiaramente, per quelli che sono i principi giuridici relativi alla privacy o alle varie questioni legate alla violazione del copyright. Sarà questo il compito della task force europea su ChatGPT che è stata anticipata, nel corso delle ultime ore, dal board dell’EDPB, ovvero l’European Data Protection Board, che unisce varie sensibilità provenienti dalle autorità garanti della privacy di tutti gli stati membri dell’Unione Europea. Nell’ultima riunione si è messo a verbale che la mossa è stata la diretta conseguenza della decisione del Garante della Privacy italiano e della successiva interlocuzione che quest’ultimo ha avuto – prima di Pasqua – con i responsabili di Open AI, l’azienda che sta dietro allo sviluppo del prodotto ChatGPT.

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Task force europea su ChatGPT, il movimento che valuta l’impatto dell’AI si estende a tutta l’Europa

È rilevante evidenziare l’effetto domino della decisione che ha preso, per primo, il Garante della Privacy in Italia, evidenziando – com’è noto – tre problemi principali di ChatGPT: l’impossibilità di comprendere se c’è consenso dietro al grande quantitativo di dati che lo strumento usa per addestrarsi, l’impossibilità di rilevare una corretta informativa agli utenti stessi nel caso di importanti data breach, l’impossibilità di distinguere – all’interno della piattaforma – un efficace sbarramento di age verification per tutti gli utenti minorenni, a maggior ragione quelli che ancora non hanno compiuto 13 anni.

Da qui è partito un confronto con ChatGPT che, ora, ha tempo fino al 30 aprile per mettersi in regola con le informative relative ai dati personali, fino al 31 maggio per illustrare il suo progetto sull’age verification e fino al 30 settembre per implementarlo efficacemente sul proprio sito. La task force europea partirà proprio da queste tematiche – che sono alla base per una convivenza quantomeno pacifica dell’azienda Open AI con il sistema di protezione dei dati personali garantito dal GDPR in Europa – per poi andare a indagare tutti gli effetti che uno strumento basato sull’intelligenza artificiale potrà avere su diversi settori.

Oggi, il campo autoriale, il campo della musica, persino quello della pornografia sono investiti dal problema di presunte violazioni del copyright in seguito al massiccio utilizzo di piattaforme di AI. Mentre è la vita quotidiana di tutti i cittadini – con la divulgazione, l’utilizzo e la conservazione dei propri dati personali – che viene messa a repentaglio quando si tratta di addestrare l’intelligenza artificiale di ChatGPT per renderla utile ai motori di ricerca, per permetterle di scrivere dei testi, per risolvere dei problemi matematici, per stilare il bilancio di un’azienda o il progetto di una casa, per scrivere delle righe di codice di programmazione. Per questo il tema diventa oggetto di un fronte comune.

Anche la Spagna si accoda

L’istituzione di una task force europea, in ogni caso, non ferma l’effetto a catena che si sta determinando tra le varie autorità garanti della protezione dei dati personali nei singoli Paesi. L’AEPD, ovvero l’Agenzia spagnola per la protezione dei dati, non ha propriamente intimato a Open AI di risolvere il problema dei dati personali (o, in alternativa, di pagare una sostanziosa multa per il mancato adempimento), ma ha deciso di indagare se lo strumento di ChatGPT possa, in qualche modo, violare il GDPR. Una condizione che richiederà un approfondimento e che potrà portare a delle conseguenze simili a quelle osservate in Italia. La Spagna è l’ultimo di una lunga lista di Paesi che sta osservando da molto vicino le mosse di OpenAI: nei giorni scorsi, dopo che l’Italia aveva fatto da battistrada, Germania, Canada, Francia, Irlanda, Stati Uniti e Svizzera avevano avviato un monitoraggio molto serio dello strumento.

Tornando alla task force europea, invece, è verosimile che quest’ultima non abbia come obiettivo unico quello di OpenAI e del suo ChatGPT, ma che possa esprimere delle osservazioni e che possa sensibilizzare sull’argomento anche a proposito di tutti gli altri sistemi basati sull’intelligenza artificiale (Google ha da poco lanciato la sperimentazione di Bard) che verranno utilizzati da questo momento in poi.

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