Il giudizio dei cantanti e artisti che hanno usato l’AI per le canzoni

C'è chi ha aspramente criticato l'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Chi il prodotto che ne è stato generato. E chi, invece, che apprezza questa nuova tecnologia e spera che rappresenti il futuro

13/04/2023 di Redazione Giornalettismo

Il mondo della musica è al centro di una serie di dilemmi: si possono produrre canzoni con l’AI? I prodotti generati dall’intelligenza artificiale sono soddisfacenti? Ha senso intraprendere questo percorso per rincorrere l’innovazione e non rimanere indietro rispetto ai tempi che verranno. Poi c’è il tema di come “educare” questi sistemi senza intaccare la tutela del diritto d’autore. Questioni del presente, del futuro più immediato e del futuribile che sono al centro – oggi – di un ampio dibattito anche tra chi ha deciso di provare, ascoltare e valutare quanto “creato” dall’AI.

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Per il momento, al netto della mail inviata dalla Universal Music Group a Spotify e Apple Music, sono pochi gli artisti che si sono esposti. Giornalettismo, per esempio, ha intervistato il musicista poli-strumentista e youtuber Marco Arata che – anche per via della sua grande passione per le innovazioni tech – ha invitato tutti a guardare a questa prospettiva senza catastrofismo, pur indicando un principio ineludibile: occorrono norme ben definite per tutelare il diritto d’autore. Per quel che riguarda gli altri, ci sono state delle valutazioni altisonanti.

Canzoni con AI, il giudizio di alcuni cantanti

Per esempio, il cantautore australiano Nick Cave ha risposto a un utente – attraverso il sito The Red Hand Files – che aveva fatto scrivere a ChatGPT una canzone nel suo stile. E il giudizio è stato tutt’altro che favorevole:

«Con tutto l’amore e il rispetto del mondo, questa canzone è una schifezza, una grottesca presa in giro di ciò che significa essere umani e non mi piace molto […] Non provo lo stesso entusiasmo per questa tecnologia, capisco che ChatGPT sia agli inizi, ma forse questo è l’orrore emergente dell’Intelligenza artificiale: che sarà per sempre agli inizi, poiché avrà sempre più strada da fare». 

Dunque, non propriamente una valutazione positiva sull’operato della chatbot conversazionale sviluppata da OpenAI. E c’è stata anche un’artista italiana che ha provato – su consiglio di un’amica – a utilizzare l’intelligenza artificiale (non ha specificato quale) per cercare uno spartito. Parliamo di Madame e il risultato, una volta al pianoforte, è stato tutt’altro che buono. Ma lo ha condiviso lo stesso con i suoi follower.

Chi vede solo lati positivi

In questa breve rassegna sul giudizio degli artisti sulle canzoni con AI, c’è anche chi ha accolto la novità e le potenzialità con grandissimo entusiasmo. Parliamo del dj e produttore musicale David Guetta che, addirittura, durante uno spettacolo dal vivo ha sfruttato l’intelligenza artificiale per riprodurre la voce del rapper Eminem.

«Quello che definisce un artista è se tu hai un certo gusto, se hai un certo tipo di emozione che vuoi esprimere; e userai tutti gli strumenti moderni per farlo. Probabilmente non ci sarebbe il rock and rollse non ci fosse stata la chitarra elettrica. Non ci sarebbel’acid house senza la Roland TB-303 o la drum machine TR-909. Non ci sarebbe l’hip-hop senza il sampler. Penso davvero che l’AI potrebbe definire nuovi generi musicali. Penso che ogni nuovo stile musicale venga da una nuova tecnologia. Sono sicuro che il futuro della musica stia nell’intelligenza artificiale. Di certo, non c’è dubbio».

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