Il taglio dei parlamentari che è approvato da tutti ma piace solo ai 5 stelle

Entusiasti, sorridenti, pronti a prestarsi alla coreografia mediatica dello strappo dello striscione con le poltrone e la scritta «345 parlamentari in meno, un miliardo per i cittadini». Il Movimento 5 Stelle non si contiene più dopo l’approvazione a larghissima maggioranza della riforma del taglio dei parlamentari. In testa, Luigi Di Maio, che azzarda citazioni fuori contesto: «Un piccolo passo per il Parlamento un grande passo per l’Italia». E dietro intanto, sfilano i parlamentari di sinistra, con tutta un’altra espressione.

Il taglio dei parlamentari che è approvato da tutti ma piace solo ai 5 stelle

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Questa legge  è stata approvata davvero controvoglia. È quanto emerge saggiando i malumori della maggioranza. A partire da Roberto Giachetti, ora passato ad Italia Viva, che vota sì e annuncia il referendum. «Si fa questa riforma per avere uno scalpo da offrire agli istinti peggiori – dichiara – è il tributo che una certa presunta classe dirigente rende all’antipolitica». Ed è proprio quello il punto: l’approvazione in quarta lettura della riforma è la base di un “do ut des” su cui si è costruito il nuovo governo giallorosso. Le voci raccolte da La Stampa lo confermano: Nicola Pellicani parla di «suicidio assistito», Matteo Orfini di «sfregio alla Costituzione». Federico Fornaro di Leu confessa a Francesca Schianchi che «se la prossima prova d’amore che chiedono i 5 stelle è il vincolo di mandato, quello no, non lo voto nemmeno sotto tortura». A vedere un lato positivo, seppur piccolo, è invece Nicola Stumpo di Leu che sempre alla giornalista della Stampa evidenzia che se fosse rimasto al governo la Lega la legge sarebbe passata «così com’è» mentre con il governo giallorosso «almeno siamo riusciti a imporre un corollario». Ma, perché c’è sempre un ma «se tra due mesi cade il governo e la cambiale della riforma non riusciamo a riscuoterla…be in quel caso abbiamo sbagliato a farci il governo». Perché l’approvazione del taglio è stata la “condicio sine qua non” dei pentastellati per dare via al governo.  Bisognerà vedere se manterranno la loro parte dell’impegno, anche se controvoglia come a sinistra.

(Credits immagine di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

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