No, il M5S nel 2016 non sosteneva che il taglio dei parlamentari avrebbe portato a una riduzione ridicola dei costi

La tesi era ben differente. Anzi, si criticava il referendum voluto da Renzi proprio per il mancato dimezzamento di deputati e senatori

25/08/2020 di Enzo Boldi

Da qualche ora sui social network sta circolando una tabella che mostrerebbe la posizione tenuta dal Movimento 5 Stelle sul taglio dei parlamentari nel 2016. Ma si tratta di un post decontestualizzato. La realtà, invece, mostra proprio che quella critica fosse al referendum costituzionale voluto da Matteo Renzi in cui si parlava di risparmi per le casse delle Stato. Ma secondo i pentastellati, questo non poteva avvenire perché nella riforma non era contenuto il dimezzamento di deputati e senatori.

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L’immagine è stata estrapolata da alcuni post pubblicati dal 2016 dagli esponenti del Movimento 5 Stelle che si opponevano alla riforma della Costituzione decisa – poi bocciata dal referendum del 4 dicembre dello stesso anno – dal governo guidato da Matteo Renzi. Ma occorre non limitarsi a quell’immagine e leggere il post che l’accompagna. Prendiamo, per esempio, la condivisione fatta da Roberto Fico all’epoca (poi ripresa anche da tutti gli altri pentastellati).

Il punto che ha creato la disinformazione di queste ore è il 7. Nella tabella si legge che una delle motivazioni al no per il referendum costituzionale voluto da Renzi è: «Perché la riduzione dei costi è ridicola rispetto ai costi per la democrazia».

Taglio dei parlamentari, la versione del M5S nel 2016

Astenendoci da ogni giudizio di merito sul prossimo referendum del 20 e 21 settembre, occorre analizzare il vero significato di quel punto 7 utilizzato da chi parla di incoerenza pentastellata. E basta leggere quanto scritto da Roberto Fico in calce al post: «Perché la riduzione dei costi è ridicola rispetto ai costi per la democrazia: la Ragioneria generale dello Stato ha stimato in 57,7 milioni di euro i risparmi della riforma. Se veramente si fosse voluto realizzare questo obiettivo, si sarebbe dovuto dimezzare il numero dei parlamentari e/o scegliere con coraggio la strada di una Camera unica».

La realtà dietro a quel post Facebook

Insomma, la posizione del M5S su quel referendum era contraria proprio perché, a loro avviso, mancava quel taglio dei parlamentari che invece, ora, potranno votare i cittadini italiani. Non si tratta, dunque, di una posizione differente rispetto a quella tenuta oggi. Questa tesi (errata) è stata sostenuta anche dall’ex senatore pentastellato Gregorio De Falco, poi cacciato dai probiviri del Movimento 5 Stelle, attraverso un polemico post sui social.

Ma si tratta, ribadiamo, di una decontestualizzazione. Il Movimento 5 Stelle ha sostenuto da sempre il taglio dei parlamentari, al netto di ciò che si possa pensare su questo provvedimento.

(foto di copertina: da profili social di Luigi Di Maio e Roberto Fico)

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