La fantaeconomia di Matteo Salvini che vuole stampare moneta senza uscire dall’euro

Pagare moneta, vedere cammello diceva un vecchio adagio. La versione odierna (siamo al 6 maggio 2020) di un semi-europeista Matteo Salvini (già, proprio così, sembra paradossale) potrebbe essere declinata in questo modo: stampare moneta, non uscire dall’euro. Due concetti che sono sempre stati in contrapposizione tra di loro, ma che adesso trovano una paradossale convivenza in un ragionamento macroeconomico portato a termine dal leader della Lega.

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Stampare moneta, secondo Salvini si può fare senza uscire dall’euro

Il numero uno del Carroccio, questa mattina, ha fatto il giro delle televisioni: prima a Sky TG 24, poi a 7Gold, per ribadire lo stesso concetto: «Siccome i soldi non crescono sugli alberi – ha affermato Matteo Salvini -, chi può deve stampare moneta e controllare gli investimenti, altrimenti il mese prossimo saremo qua a commentare una crisi ancora più grave». Una dichiarazione che sembrava il preludio inevitabile alla seconda parte del ragionamento, quella di un’uscita dell’Italia dal sistema euro.

E invece Matteo Salvini ha deciso di stupirci con effetti speciali. Lui vorrebbe sì stampare moneta, ma vorrebbe farlo comunque con l’euro e non con la lira. «Non significa uscire dall’euro – ha cercato di spiegare Salvini -, perché altri Paesi come la Germania hanno banche pubbliche che danno liquidità alle loro imprese e ai cittadini. Una banca pubblica emette liquidità liberamente. Altri economisti propongono i certificati di credito fiscale».

Come si fa a stampare moneta senza uscire dall’euro?

Proposta questa non del tutto nuova, ma ampiamente sponsorizzata in passato da un ex alleato di governo di Matteo Salvini, quel Movimento 5 Stelle dal quale si è voluto separare nel corso della calda estate del 2019. Per non parlare del concetto di mini-Bot, da sempre cavallo di battaglia della Lega. Questa soluzione, invece, è stata firmata dagli economisti del Carroccio, tra cui Claudio Borghi.

Era una proposta, quella dei mini-Bot, di una Lega di governo, che doveva fare i conti con le istituzioni europee e che, quindi, non poteva forzare troppo la mano sull’uscita dall’euro. Argomento, quest’ultimo, che sembrava essere tornato in cima all’agenda della Lega quando il partito è tornato all’opposizione più o meno dall’anno scorso. Ora, però, c’è questa nuova retromarcia: un ibrido (stampare moneta e non uscire dall’euro) che rischia di scontentare ancora di più l’ala più radicale del suo partito, senza attrarre particolarmente quella Lega moderata che, negli ultimi tempi, sembra si stia construendo intorno a Luca Zaia e al redivivo Roberto Maroni.

 

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