Tutti gli errori dello spot della regione Veneto contro la «movida»: da Bacardi, birre e spritz alla terapia intensiva

C’è un video pubblicato da Luca Zaia sulla sua pagina Facebook che ha come tema uno spot Veneto contro la cosiddetta movida in periodo di emergenza coronavirus. Le immagini insistono per 50 secondi sullo stesso concetto. Mentre fuori ci sono giovani che parlano tra di loro con varie bevande in mano, alcuni senza mascherina, altri troppo vicini tra di loro, nelle corsie dei reparti di terapia intensiva si combatte contro il coronavirus. Alla fine, la scena è quella di un paziente intubato, con una scritta in sovrimpressione: «Happy hour?».

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Spot Veneto contro l’Happy Hour, il video delle polemiche

Nello spot Veneto, tuttavia, ci sono degli errori che sono stati ampiamente criticati in queste ore. Innanzitutto si mette in evidenza una sorta di gap generazionale che porta inevitabilmente a individuare i buoni e i cattivi in questa fase dell’emergenza coronavirus. I ‘cattivi’, ovviamente, sarebbero i giovani che si radunano nelle piazze, l’idea che il loro egoismo possa comportare un aumento della diffusione del contagio.

Spot Veneto, le immagini sbagliate che rischiano di essere veicolate

Questa idea risulta essere completamente scorretta, innanzitutto perché – in caso di seconda ondata di contagio – favorirebbe quell’idea della responsabilità delle giovani generazioni nei confronti della nuova diffusione del coronavirus in Italia. Giovani generazioni che, in questo momento, stanno combattendo non soltanto con i problemi relativi alla propria età (disoccupazione, debito pubblico, assenza di prospettive, tentazione della fuga all’estero), ma anche con questa nuova tendenza nell’essere individuati come complici del contagio.

Ricordiamo che, ad esempio, nelle grandi città non si sta assistendo al ritorno in strada esclusivamente dei giovani, ma anche di altre categorie di persone, proprio in virtù dell’allentamento delle regole del lockdown. Inoltre, fino a questo momento, sono sempre stati i luoghi chiusi (e non gli spazi all’aperto indicati nel video prodotto dalla regione Veneto) a rappresentare il vero bacino di trasmissione del coronavirus, mentre all’esterno, con il rispetto delle regole di distanziamento, il contagio può avvenire in maniera più difficile.

Proprio il rispetto delle regole di distanziamento è l’altro fulcro del problema dello spot Veneto: infatti, ancora una volta si mostra una presunta irresponsabilità dell’uso delle giovani generazioni in merito all’uso della mascherina o del rispetto delle norme di distanziamento sociale. Vogliamo poi parlare dei marchi di bibite in bella vista? Dal Bacardi alle birre, c’è un vasto campionario di etichette (ben inquadrate anche nei dettagli) che mal si concilia con il tenore istituzionale del video. Sembra quasi più una pubblicità (tra l’altro non propriamente positiva) e non un messaggio di un ente pubblico.

Insomma, tante condivisioni per questo video-shock (le immagini che arrivano dalle corsie di ospedale, con un’infermiera che si prende cura di quello che sembra essere un paziente anziano intubato), ma anche tante critiche. Il modello-Veneto (come nel caso dell’ordinanza copiata dall’Emilia-Romagna), questa volta, non ha funzionato al 100%.

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