I contenuti politici sponsorizzati in Italia alla luce delle nuove regole di Facebook
Come avevamo raccontato all'inizio del mese di maggio, Meta ha apportato una modifica alla policy legata alle comunicazioni politico-elettorali. I dati devono necessariamente essere letti partendo da questo nuovo paradigma
03/06/2024 di Enzo Boldi
Per comprendere al meglio l’efficacia della sponsorizzazione dei post politici su Facebook da parte dei vari partiti, leader degli stessi e candidati alle prossime e imminenti elezioni Europee 2024 occorre tenere a mente il recente cambio di policy – sui contenuti politici – da parte di Meta. Una modifica che ha effetti parziali sugli utenti, con quest’ultimi che possono decidere se limitare questi contenuti all’interno del loro feed (anche per quel che riguarda Instagram e Threads).
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Come abbiamo visto e analizzato in un nostro approfondimento precedente, la scelta di sponsorizzare post su Facebook è stata variegata e non uniforme. Ci sono difformità non solo tra i vari partiti, ma anche tra il comportamento adottato dai leader politici rispetto ai propri partiti. Da un lato abbiamo Fratelli d’Italia che – con i dati raccolti da Elikona Analytics a partire dallo scorso 7 maggio – che ha deciso di investire in adv su Facebokk molti più soldi rispetto agli altri; dall’altro abbiamo la pagina di Giorgia Meloni che ha scelto di non investire neanche un centesimo.
C’è chi, come Pace Terra Dignità di Michele Santoro, che non ha speso nulla per la sua campagna elettorale attraverso le piattaforme di Meta e chi come Matteo Renzi che è il leader ad aver deciso di utilizzare gli adv su Facebook in modo molto importante.
Sponsorizzazione Facebook partiti, i dati e la nuova policy
Ed eccoci arrivati al punto di questa analisi: leggere questi dati alla luce delle nuove politiche di Meta sui contenuti politici sponsorizzati. Dall’inizio del mese di maggio, infatti, è arrivato un cambio di policy che va ad agire sull’algoritmo dei contenuti “offerti” nel feed in modo automatizzato. Sintetizziamo i punti-chiave:
- Se l’utente decide di limitarli (attraverso un’apposita impostazione), non vedrà comparire nel suo feed social contenuti di questo tipo.
- L’utente continuerà a vedere questa tipologia di contenuti se segue la pagina di un candidato o di un partito.
- Anche decidendo di limitare questi contenuti, l’utente potrebbe imbattersi in campagne – a carattere politico-elettorale – sponsorizzate sulle varie piattaforme.
Questo nuovo paradigma, dunque, ha una funzione piuttosto limitata e spinge – per ovvi motivi – i partiti e i candidati a optare per le varie opzioni messe a disposizione (a livello di target potenziale, basandosi sui luoghi geografici, il sesso e l’età degli utenti) per dare ai loro post una maggiore visibilità anche tra chi non segue i loro account sui social di Meta.
Cosa cambia
Questo cambiamento ha un impatto molto importante e spiega ancora meglio le mosse in termini di sponsorizzazione Facebook partiti. Prendiamo, per esempio, il caso di Fratelli d’Italia, il partito che a oggi ha speso più soldi di tutti nelle campagne adv su Facebook. La pagina ufficiale (quella a livello nazionale, senza prendere in considerazione quelle locali) ha oltre 546mila follower, mentre quella della sua leader (Giorgia Meloni), ne ha quasi 3 milioni. Non sorprende, dunque, che il partito abbia speso (dati a partire dal 7 maggio 2024) tra gli 88.200 e i 114.726 euro, mentre il saldo della Presidente del Consiglio sia fermo a zero. Come detto, infatti, con le nuove regole i contenuti politici sponsorizzati superano anche le limitazioni degli utenti, andando a raggiungere un numero potenzialmente molto più alto rispetto al numero di follower della pagina di Fratelli d’Italia.
Paradigmatica – e politica – è invece la scelta del MoVimento 5 Stelle. La pagina del partito è seguita da 1,5 milioni di persone e ha investito zero euro nelle campagne adv. Quella del suo leader Giuseppe Conte, invece, ha oltre 4,4 milioni di follower e ha tra i 20mila e i 27mila euro a partire dallo scorso 7 maggio. Si tratta, dunque, di una mossa opposta rispetto a quella compiuta da Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, con un distinguo abbastanza importante: la Presidente del Consiglio, nonostante la candidatura, non rinuncerà al suo ruolo in Italia anche in caso di elezione, mentre l’ex Presidente del Consiglio non è candidato.