Tim Burton: 60 anni per il visionario che ha messo in luce diversi ed emarginati
25/08/2018 di Thomas Cardinali
Tim Burton è un esempio unico nel panorama del cinema mondiale, nel giorno del suo compleanno analizziamo come è stato in grado di cambiare la settima arte.
“Ho una malattia, si chiama fantasia: porta quasi all’eresia, è considerata pazzia…”
(Il Cappellaio Matto – Alice in Wonderland)
L’assenza della statuetta non interessa a Tim Burton, da sempre autore di film completamente fuori dagli schemi e per questo avversi all’Academy, ma questo non influisce naturalmente sul giudizio complessivo della sua arte. L’autore di “Big Fish” è in buona compagnia dato che incredibilmente geni paragonabili a lui come Stanley Kubrick, Federico Fellini, Sergio Leone e il maestro del brivido Alfred Hitchcock, risarcito soltanto con un Oscar alla carriera. Uno smacco che non potrà essere riparato per questi cineasti, mentre per l’eclettico disegnatore americano c’è ancora tempo per fare qualcosa di meglio rispetto a due nomination come miglior lungometraggio d’animazione. Tim Burton però ha qualcosa che lo rende unico rispetto anche a questi mostri sacri della settima arte; lui è in grado di regalare delle emozioni senza bisogno di esaltare la bellezza, anzi è proprio la cupezza e una felicità soltanto sfiorata a prendere il sopravvento nelle sue opere.
https://www.youtube.com/watch?v=10tee6Eff34
Non parliamo di cupezza in senso negativo, ma bensì del genere gotico fiabesco che ha trovato in Burton il cantore ideale rivitalizzando un vero e proprio movimento. Il regista ha sfatato il mito della principessa Disney destinata al lieto fine., prima in Johnny Depp, che con Burton ha raggiunto l’apice della sua carriera e ora sta attraversando una parabola discendente come testimonia il suo Cappellaio Matto nel recente “Alice attraverso lo Specchio”.
Kim: “Stringimi!”
Edward: “Non posso!”(“Edward Mani di Forbice”)
Tim Burton tornerà nelle nostre sale il prossimo 15 dicembre con “La casa per bambini speciali di Miss Peregrine” e cercherà di regalare una magia natalizia ai suoi fan. Nell’ultimo “Big Eyes” abbiamo ritrovato quegli aspetti di emarginazione ed innocenza tanto cari ai primi film burtoniani e la speranza dei suoi fedelissimi è che non si sia trattato di un episodio. La capacità di Burton di radiografare lo spettatore, di farlo entrare in intimità con realtà particolari ed il diverso lo rende da sempre terribilmente affascinante. La capacità di trasformarsi e di reinventarsi trasmessa ai suoi attori rende ogni suo film unico. Persino il remake de “La Fabbrica di Cioccolato”, tanto bistrattato in un primo momento, è ora un cult del genere e viene riproposto spesso anche in televisione. Non ci resta che augurargli ancora una volta buon compleanno con la speranza che non perda mai quella scintilla di meravigliosa oscurità fiabesca capace di rendere ogni suo film un capolavoro.
(Si ringrazia per il collage la pagina Cinefacts)