Chicago PD 5×12 – Recensione: Adrenalina, paura, Kevin Atwater
19/01/2018 di Redazione
Il dodicesimo episodio di Chicago PD 5 ci tiene incollati allo schermo. Regala adrenalina pura fino a quell’ultimo secondo, fino a quell’ultimo abbraccio.
Ma questo episodio di Chicago PD 5 riesce a regalare anche sorrisi grazie ad un personaggio che meriterebbe più spazio all’interno di questa stagione. E’ il compleanno di Trudy Platt, tutti al Molly. E tra un bicchiere e l’altro, un momento di gloria al karaoke. Nessuno come lei, nessuno come il sergente Platt!
La paura di dover dire addio nel nuovo episodio di Chicago PD 5
Kevin non è a casa sua, non è al Distretto 21, non c’era al Molly per il compleanno di Platt. Bastano pochi secondi ai detective dell’Intelligence per capire che qualcosa non va. Che Kevin è in pericolo. Il dolore, la rabbia, la paura e il senso di impotenza pervadono l’intero episodio di Chicago PD 5. Adam e Kim restano l’uno accanto all’altra nel tentativo di non perdere la calma, di riportare a casa il loro amico.
Non sapevo cosa sarebbe accaduto. Ho avuto paura, come Adam, come Kim, in tutto questo episodio di Chicago PD 5. La mia testa continuava a chiedere a gran voce il ritorno di Kevin Atwater, di questo personaggio nato dal nulla e cresciuto come pochi in queste cinque stagioni. Kevin è stato rapito. Insieme a lui il padre di quel ragazzino a cui Kevin ha dovuto sparare alcuni anni prima. Un padre arrabbiato, furioso, un padre che non riesce a vedere. Che ha bisogno di ascoltare le ultime parole di suo figlio per rendersi conto di chi è stato realmente a mettere nelle mani di suo figlio quella pistola.
E bastano le parole di Kevin per portare la realtà nella mente di quel padre. Non è stato Kevin, non è sua la colpa se quel ragazzo non spegnerà mai le sue venti candeline. Ed è lì, in quei minuti finali di questo episodio di Chicago PD 5 che arriva un nuovo insegnamento. “Sono stato io“. Chissà come sarebbero andate le cose se quel padre non avesse insegnato a suo figlio quelle ultime parole: “Io non mi inginocchio davanti a nessuno“. Forse Ronnie avrebbe sparato lo stesso, forse no. Se solo… Tutto ciò che può fare Kevin è restare lì, ascoltare quel padre che ha impugnato la mano di suo figlio arrivando a capirlo quando ormai è troppo tardi.